Quei mutui ‘fantasma’ per il servizio idrico, che rischiano di mandare in dissesto diversi Comuni


Da L’Inchiesta Quotidiano del 21 luglio 2021

Ci sono tra i 10 e i 20 milioni di euro che diversi Comuni della provincia di Frosinone attendono di ricevere da Acea Ato 5 a copertura dei mutui contratti nel periodo 2001-2003 per la realizzazione di opere acquedottistiche o fognarie poi passate nella gestione unica dell’Ato 5. Si tratta di somme aggiuntive rispetto ai 30 milioni di euro – di cui ci siamo occupati da queste colonne nelle scorse edizioni (leggi qui) – che sempre Acea Ato 5 deve (dal 2011!) ai Comuni in cui gestisce il servizio idrico integrato, ai consorzi di bonifica e alla stessa Autorità d’ambito a titolo di canone concessorio.

Tutti questi crediti non incassati dalle amministrazioni locali stanno diventando un grande problema per le finanze comunali e soprattutto per la tenuta dei rispettivi bilanci, tanto che anche la Corte dei Conti è intervenuta più volte per segnalare la necessità di portare quei soldi in cassa.

Il recente caso del Comune di Ceccano, a cui la Sezione regionale di controllo contabile contesta il mancato rimborso di circa 1,3 milioni di euro per due mutui contratti nel 2003, è solo la punta di un iceberg. Per fare qualche esempio, tra il 2016 e il 2020, i magistrati contabili hanno sollevato simili osservazioni anche in merito ai bilanci redatti dai comuni di Boville Ernica e Torrice.

Il problema di fondo è che i mutui contratti successivamente al 2000 non sono mai stati inseriti tra quelli che il gestore deve rimborsare ai Comuni: quei mutui non esistono nel piano d’ambito per la gestione del servizio idrico, sono dei veri e propri ‘fantasmi’ che perseguitano i conti pubblici e che oggi non si sa chi e con quali soldi debba pagare.

Proviamo a sintetizzare il complesso problema: il piano d’ambito messo a base di gara per l’affidamento del servizio idrico nell’Ato 5 è stato redatto nel 2000 e conteneva l’elenco delle opere idriche che sarebbero passate dai Comuni ad Acea e il conteggio dei mutui che Acea avrebbe dovuto rimborsare ai Comuni per quelle opere. Ovviamente il piano fotografava la situazione al 31 dicembre 2000. Il subentro della gestione Acea a quella dei Comuni o dei Consorzi è avvenuto, invece, nella maggior parte dei casi, tra il 2003 e il 2005.

Tra il 2001 e il 2003, però, tante amministrazioni comunali hanno proseguito a contrarre prestiti per realizzare ulteriori opere idriche e fognarie che una volta completate sono transitate nelle gestione unica. Questi mutui però non sono mai stati inseriti tra quelli che Acea deve rimborsare, anche perché avrebbero gravato ulteriormente su una tariffa di per sé già elevatissima.

Ad ogni modo, in base alla convenzione di gestione del servizio firmata da Acea, ai Comuni vanno rimborsati i mutui contratti fino al 2003 (momento della stipula del contratto) quindi anche i prestiti successivi al 2000: i Comuni hanno inserito quelle somme in bilancio, ma Acea non le ha pagate anche perché nessuno le ha detto che deve pagarle e come e quanto pagarle.

Della vicenda, a qualche anno dall’avvio dell’appalto, si è occupata per la prima volta la Segreteria tecnico operativa (Sto) dell’epoca, che ha chiesto ai Comuni di indicare i mutui contratti tra il 2001 e il 2003. Le somme sono risultate notevoli e le si sarebbe dovute inserite in una revisione del piano d’ambito, che avrebbe comportato un notevole incremento delle bollette: si decise allora di soprassedere e la questione è rimasta irrisolta, per anni. Alcuni Comuni in forte difficoltà economica sono stati così costretti a rivolgersi al giudice per avere quei soldi: sono fioccati i decreti ingiuntivi, i ricorsi e le sentenze con condanna dell’Ato 5 a pagare. Uno stillicidio che nel 2018 ha convinto la Sto dell’epoca a dare seguito alla previsione convenzionale per cui sia il Gestore a rimborsare direttamente i Comuni dei ratei di muti riconosciuti, mentre fino a quell’anno Acea versava un canone fisso all’Ato 5 che poi ripartiva i soldi tra i Municipi.

Ma proprio perché, fino al 2018, Acea versava (o avrebbe dovuto versare) una quota fissa per pagare i mutui ai Comuni (una somma, cioè, calcolata ad inizio convenzione, quindi quando tutti i mutui erano accesi, mentre dal 2000 al 2018 molti sono stati estinti) si generava una differenza tra quanto dovuto dal gestore e quanto pagato agli stessi municipi. Si tratta, ad oggi, di circa 12,7 milioni di euro che dovrebbero essere nelle disponibilità di Ato 5, ma che Acea non ha ancora versato all’Ente d’ambito. Soldi in più con cui la precedente Sto aveva pensato di poter avviare il pagamento dei mutui ‘fantasma’ contratti tra il 2001 e il 2003.

Il problema, però, è che quelle stesse economie sui mutui sono state ‘promesse’ anche per altri pagamenti: come ad esempio il saldo della transazione del 2007 per i maggiori costi riconosciuti dai sindaci ad Acea per il triennio 2003-2005 (10,7 milioni di euro). Gli stessi 12,7 milioni di euro, poi, sono inseriti nella proposta di conciliazione elaborata tra gestore e Ato 5 nel 2019 per chiudere tutti i contenzioni in essere tra Acea e Comuni e verrebbero azzerati tramite compensazione con parte dei conguagli tariffari che sono a favore del gestore. Quei soldi quindi, mai versati da Acea, sparirebbero nel reciproco riconoscimento di dare e avere. A quel punto, però, chi pagherebbe (e con quali soldi!) i Comuni, come Ceccano, che attendono i rimborsi 2001-2003? E che fine farebbero – e con quali effetti! – i relativi residui attivi inseriti nei bilanci comunali?

In un simile marasma, va segnalato il nuovo corso intrapreso dall’attuale Segretaria tecnico operativa dell’Ato 5, guidata dall’ingegner Vincenzo Benincasa, che ha deciso di mettere mano alla complessa vicenda, incaricando un professionista affinché accerti quali e quanti siano i mutui contratti dai Comuni per la realizzazione di opere relative al S.I.I., a partire dalla redazione del Piano d’Ambito avvenuta nel 2000 fino alla data della Convenzione di Gestione del 27/06/2003 ed eventualmente fino alla data del verbale di consegna delle opere al Gestore. Nella speranza che si possa così dare una risposta definitiva alle attese dei Sindaci e dei bilanci comunali.
Cesidio Vano

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