Da L’Inchiesta Quotidiano del 19 Luglio 2021 (vai)
Un fiume di denaro che dovrebbe già essere nelle casse dei Comuni e che, invece, Acea Ato 5 si tiene stretto nelle proprie tasche, senza che nessuno protesti o applichi le sanzioni previste dalla convenzione di gestione del servizio idrico integrato nella provincia di Frosinone. Parliamo degli oltre 30 milioni di euro che Acea Ato 5 avrebbe dovuto versare entro lo scorso 31 gennaio alle varie amministrazioni comunali, all’Ato 5 e ai consorzi di Bonifica a titolo di canone concessorio.
Sono anni che il gestore idrico non rispetta le scadenze di pagamento e contesta le somme dovute. Se Acea Ato 5 applicasse a se stessa la medesima rigidità con cui stacca l’acqua ai cittadini che, in difficoltà economica, non pagano le bollette, avrebbe dovuto da tempo lasciare campo libero e tornarsene da dove è venuta. Invece, non accade nulla e nonostante la convenzione che regola la gestione preveda apposite sanzioni per i mancati pagamenti del canone, come l’immediato incameramento dopo 30 giorni dalla scadenza non rispettata della polizza fideiussoria data in garanzia dal gestore (parliamo di diversi milioni di euro), si lascia correre.
Come noto Acea Ato 5 è tenuta a versare, ogni anno, un canone a copertura per le reti e gli impianti che le sono stati conferiti da comuni e consorzi; per il funzionamento dell’Ente d’ambito e per la copertura dei mutui con cui sono state finanziate le opere idriche e fognarie ora nella gestione unica. In realtà, fin dall’inizio della gestione idrica non lo ha mai fatto con puntualità e quando lo ha fatto è stato perché messa spalle al muro. L’enorme debito maturato nel periodo 2006-2011, oltre 20 milioni di euro, ad esempio, è stato saldato – a rilento e non senza contenziosi – solo nel 2016 dopo che i sindaci avevano votato la risoluzione contrattuale, contestando decine di inadempimenti da parte del gestore, tra cui proprio il mancato pagamento dei canoni concessori. L’unico argomento quest’ultimo, a ben vedere, che avrebbe (e che potrebbe) davvero comportare la fine dell’affidamento alla società privata, da qui la premura di Acea di mettersi in regola (almeno con il passato). In realtà, a conti fatti, mancherebbe ancora un pagamento di 1,5 milioni di euro che si sono “persi” nei tentativi di conciliazione tra Ato 5 e Acea.
Dal 2012 ad oggi si è continuato ad accumulare somme non pagate: se dal 2018, però, sono cambiati gli accordi per il saldo dei rati di mutui in scadenza (che ora vengono pagati direttamente dall’Acea ai Comuni interessati, mentre prima le somme dovute venivano versate all’Ente d’ambito che le ripartiva successivamente ai singoli Municipi) non c’è certezza per il pagamento delle quote di canone dovute a Comuni, Consorzi e all’Autorità d’ambito medesima per il funzionamento di quest’ultima e per l’utilizzo delle reti e degli impianti. Sui circa 56 milioni di euro dovuti in totale negli ultimi 10 anni (2011-2021) Acea ne ha versati meno della metà, restando ancora oggi in debito verso gli enti locali per oltre 30 milioni di euro.
Se nei confronti di Acea Ato 5 si dovesse utilizzare lo stesso metodo che Acea impiega verso anziani, disabili e disoccupati che non pagano le bollette, cosa sarebbe dovuto accadere? Ma almeno la polizza fideiussoria, perché non viene escussa? I sindaci che fanno? Perché la politica continua a intendersela con chi nell’ultimo anno non ha fatto altro che spremere cittadini e territorio per ricavarne sempre, solo e più soldi, lasciando il territorio a secco di acqua e servizi?
Perché non si usa nei confronti di Acea lo stesso metodo che Acea usa verso gli utenti?
Un comune su tre è senz’acqua per tutta la notte: e non parliamo solo di piccoli comuni montani, ma anche di popolosi quartieri del capoluogo. Le interruzioni improvvise di erogazione idrica durante il giorno sono ormai quotidiane ovunque. Cose che prima non erano mai accadute! Intere frazioni di molti comuni sono senz’acqua da decine e decine di giorni; l’incapacità di gestione dei servizi e di programmazione ha mandato in tilt la capacità depurativa dei maggiori centri urbani della provincia: Acea ha improvvisamente scoperto – ma che faceva fino ieri, dormiva? – che a Frosinone, Cassino e Sora non è possibile più allacciare nuove utenze perché i depuratori sono al collasso. Davanti ad una simile situazione di incapacità gestionale (e meno male che da Roma hanno mandato i migliori amministratori!) l’Ato 5, i sindaci e la politica in genere restano silenti e omettono di sanzionare il gestore. Eppure Acea ato 5 teme una sola cosa: rimetterci i soldi. Ha inviato a Frosinone una nuova classe manageriale con un unico mandato: incassare il più possibile con le bollette e pazienza se poi l’acqua non arriva nelle case dei cittadini. Ci si stanno assumendo responsabilità gravissime e, allora, perché non viene escussa a polizza fideiussoria? Sarebbe un piccolo ma gigantesco segnale che le cose sono cambiate e che debbono cambiare definitivamente.
Cesidio Vano
Un pensiero riguardo “Frosinone. Acea Ato 5 non paga 30 milioni di canoni e i sindaci stanno a guardare”