Da La Provincia Quotidiano online 4 luglio 2021 (vai)
Acea Ato 5 volta le spalle all’università di Cassino e strizza l’occhio all’Ateneo di Tor Vergata. Il gestore del servizio idrico della provincia di Frosinone prende ormai sempre più le distanze dalla Ciociaria e assume con decisione un volto ‘romano’ tagliando rapporti e collaborazioni con il territorio che lo ospita.
Se fino a qualche anno fa, la sinergia ed i protocolli d’intesa con l’ateneo della Città Martire erano prolifici e numerosi, da fine 2019, con l’avvento della nuovo management aziendale fortemente voluto dal responsabile dell’Area Industriale Idrico di Acea Spa nonché presidente di Areti (la società del gruppo acea che si occupa di distribuzione dell’energia elettrica) Giovanni Papaleo, il gestore idrico dell’Ato 5 guarda sempre più alla Capitale estraneandosi dalla realtà del territorio per cui lavora e che lo ospita.
Ultimo segnale in tal senso arriva dal recente bando per uno stage curricolare che Acea Ato 5 ha lanciato alla ricerca di un laureando ingegnere, esperto in telegestione e telecontrollo di reti idriche. L’avviso è comparso solo sul sito della II Università di Roma Tor Vergata. Sembrano essere così definitivamente tramontati i buoni rapporti con i dipartimenti d’ingegneria dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, che fino a qualche tempo erano irrobustiti da consulenze, studi e collaborazioni tra Acea Ato 5 e Uniclam. Del resto, Tor Vergata è l’Ateneo che sta strettamente collaborando con Areti (la società guidata da Papaleo) proprio per implementare sistemi di controllo operativo e tecnico/qualitativi delle reti.
E pensare che fino a pochi mesi fa, da Acea Ato 5 si facevano forti – basta rileggere le dichiarazioni pubbliche di qualche anno fa – del fatto che i laureati assunti venivano per la maggior parte proprio dall’Ateneo di Cassino. Altri tempi, altri uomini al comando. Oggi, il vertice aziendale di Acea Ato 5 e le prime linee di gestione sono tutti romani, lontani dal territorio e poco in sintonia con i bisogni locali.
Un prima sfaldatura, infatti, si è subito registrata nei rapporti con i sindaci e le pubbliche amministrazioni, tanto che tutte le linee di dialogo aperte negli scorsi anni sono saltate, a partire dal tavolo di conciliazione che a novembre 2019 era pronto a chiudere, con una transazione “tombale”, tutti i contenziosi in atto tra Ato 5, Comuni e gestore: un’operazione che portava pace su conflitti e rivendicazioni che valgono quasi 100 milioni di euro, ora ancora in ballo. Sono saltate le relazioni con i territori e le amministrazioni locali che spesso faticano a rintracciare i referenti Acea per le emergenze giornaliere.
I rapporti con i primi cittadini si sono tanto incrinati che, a marzo scorso, l’Ente d’ambito prima e la Conferenza dei sindaci poi, poco soddisfatti della qualità del servizio, hanno bocciato le richieste tariffarie di Acea, non riconoscendo al gestore diversi milioni di euro di costi dichiarati, tanto che dopo 3 anni di pace e concordia, Acea Ato 5 è dovuta tornare sulle barricate a far causa a sindaci e Autorità d’ambito trascinando ben 86 comuni davanti la Tribunale amministrativo pretendendo aumenti di tariffa dell’8% per ognuno dei prossimi anni. E pensare che nel 2018, il piano economico e finanziario era stato approvato in pieno accordo e senza alcuna polemica o censura.
Non sembra andare meglio nei rapporti con gli altri attori locali interessati al servizio idrico a partire da determinate categorie produttive e commerciali che erano in attesa di una revisione delle tariffe a loro applicate come in passato si è fatto per l’area industriale.
Invece per albergatori e commercianti, in alcuni casi, c’è stata persino la beffa con l’invio di bollette in stima (!) per il 2020 di migliaia di euro, benché come è notorio a tutti – ma forse non ad Acea – in quell’anno tutti sono rimasti chiusi causa lockdown. Il caso è stato segnalato anche all’Otuc (l’organismo di tutela di utenti e consumatori guidato dall’avvocato Angelo Terrinoni) che ha avviato verifiche e richieste di correzione fattura.
Infine, come ulteriore sintomo dell’estraneazione di Acea Ato 5 dal territorio che la ospita, c’è da registrare la saltata sponsorizzazione del Frosinone Calcio. Ormai si guarda solo a Roma e agli affari di bottega romani. Più truppa d’occupazione, che risorsa del territorio.
Cesidio Vano