Da L’Inchiesta Quotidiano del 13 settembre 2021
Tariffa idrica pro capite, arma a doppio taglio: a farne le spese saranno i soggetti più deboli e soli, a partire dagli anziani. Da un nostro lettore, abbiamo ricevuto la nota (che pubblichiamo in pagina) in merito alla tariffazione pro capite dei consumi idrici, introdotta dall’Arera a partire dal 2018 e che dovrebbe vedere piena applicazione dal prossimo anno, per le sole utenze domestiche residenziali.
Il Nostro evidenzia giustamente come poche persone sappiano che le famiglie più numerose (più di tre componenti) possono pagare bollette più basse se comunicano ad Acea Ato 5 il numero delle persone che formano il proprio nucleo familiare.
Proviamo a fare chiarezza su questo meccanismo, che però è destinato a penalizzare fortemente – rispetto alla situazione attuale – tutte le famiglie con pochi componenti (meno di tre), quelle cioè spesso formate da persone sole e anziane: le più deboli, per le quali si dovrebbe iniziare a valutare dei correttivi.
In estrema sintesi, dal 1° gennaio 2018 per le famiglie più numerose sono previste fasce di consumo più “capienti”, che consentono di pagare una maggiore quantità d’acqua a tariffe più basse rispetto a nuclei familiari con meno componenti. Questo perché viene garantito ad ogni persona del nucleo familiare un quantitativo minimo di consumo annuale (18,25 mc, i famosi 50 litri a persona a giorno) al costo più basso (tariffa agevolata) ed ogni fascia viene incrementata (nel minimo e nel massimo) di un volume pari a circa 18,25 mc per ogni componente della famiglia. Il tutto, però, a patto che l’utente comunichi al gestore l’effettivo numero dei componenti della propria famiglia, poiché il gestore – ad oggi – non ha la possibilità di acquisire autonomamente (ad esempio presso le anagrafi) la composizione di ogni nucleo familiare. In mancanza di informazioni certe sul nucleo familiare, il gestore è tenuto ad applicare un valore “standard”, fissato dalla normativa, che ipotizza una famiglia tipo di 3 persone.
Sono regole dettate dalla normativa nazionale e della regolamentazione di Arera (l’Authority del settore) che valgono in tutta Italia, qualsiasi sia il gestore, pubblico o privato. Inoltre, va sempre tenuto a mente che le tariffe e la relativa articolazione non le decide il gestore ma l’ente che governa l’Ambito territoriale ottimale, composto dai rappresentanti dei vari Comuni interessati. Il gestore, Acea Ato 5 nel caso di di Frosinone, applica solo quello che è stato stabilito dai Sindaci.
E’ chiaro già a questo punto che le famiglie con più di tre componenti hanno tutto l’interesse a comunicare al gestore tale valore: le bollette saranno più leggere poiché, aumentando la capienza delle fasce, diminuiranno i salti di tariffa e i metri cubi conteggiati in esubero.
Al contrario, le famiglie meno numerose, che sono la maggior parte, hanno tutto da perdere da tale sistema, rispetto alle fasce standard applicate oggi. I nuclei familiari con meno di tre componenti, i più diffusi e spesso proprio i più deboli perché composti da anziani o persone sole o disagiate, si ritroveranno con bollette molto più salate e fasce di consumo limitatissime. Per fare un esempio: a prescindere dall’applicazione del bonus idrico, una famiglia monopersona dell’Ato 5 di Frosinone che viene trattata con il sistema standard, magari un pensionato che già oggi ritiene fin troppo cara la bolletta che riceve dal gestore, con la piena applicazione del metodo tariffario pro capite si ritroverebbe con fasce tariffarie sempre più “strette” – del 66% meno capienti rispetto allo standard -, dovendo pagare a tariffa maggiore già il ventesimo mc consumato in un anno, fino a spendere oltre 6,50 euro per ogni mc annuo consumato oltre il 180esimo.
I dati Istat ci dicono che circa il 60% delle faglie è composto da uno o due componenti. Quindi più della metà delle famiglie, con l’abbandono del sistema ‘standard’ di tariffazione, verrebbe penalizzato. Il 19% dei nuclei familiari conta 3 componenti (non cambierebbe nulla), mentre solo il 20% delle famiglie conta più di 3 componenti (avrebbe un vantaggio nel comunicare il numero dei componenti al gestore). Insomma, a pieno regime il vantaggio economico sarà tutto del gestore.
Ovviamente, non si può pensare di guardare a questo sistema tariffario solo in un verso e applicarlo solo alle famiglie con più di tre componenti (che avrebbero dei vantaggi) ma è necessario valutarlo anche per l’impatto che avrebbe (ed avrà inevitabilmente quando sarà a pieno regime) su quelle meno numerose e sicuramente più deboli.
Insomma, non si può invitare solo chi ha una famiglia con più di 3 componenti a mandate la comunicazione ad Acea per pagare meno, dicendo agli altri di restare zitti e mosca. Se non si anno problemi di onestà intellettuale, lo si può anche fare, ma questa situazione durerà fin tanto che il gestore non sarà autorizzato, in qualche modo, ad accedere alle banche dati sulla composizione dei vari nuclei familiari e rivedere tutti i conti. E, allora, se chi ha da guadagnare da tale sistema può anche rivendicare il rimborso delle somme versate in più in passato, si deve mettere sul piatto anche il diritto del gestore di chiedere a quanti hanno solo da perdere pure le somme in più non pagate in passato.
Per questo, e ringraziamo il nostro lettore che ha consentito questa riflessione, sarebbe proprio il caso che prima dell’entrata a pieno regime del sistema tariffario pro capite, l’Ente d’ambito e la Consulta dei sindaci pongano sul tavolo sistemi correttivi a tutela dei nuclei familiari meno numerosi, come potrebbe essere ad esempio un bonus idrico integrativo e specifico, ulteriore rispetto a quello già riconosciuto per le utenze in stato di disagio economico.
Acea Ato 5, da parse sua, sta informando con ogni bolletta inviata agli utenti la necessità di comunicare al gestore in numero dei componenti del nucleo familiare per la completa applicazione del sistema pro capite. Ovviamente non parla di vantaggio o sconti, proprio perché questa tariffazione è un sistema a due facce, che avvantaggia pochi e penalizza molti.
Cesidio Vano