Acqua, perdite e… fantasia. Acea Ato 5, basta correggere una tabella Excel e il ‘miracolo’ è fatto.


Da L’inchiesta Quotidiano del 10 giugno 2021 (vai)

Acea Ato 5 dichiara di aver ridotto le perdite idriche di oltre il 10%, ma la verità è purtroppo un’altra. Il trionfale annuncio arriva con la pubblicazione del bilancio d’esercizio 2020 ma già il bilancio idrico, stampato lo scorso aprile all’interno del bilancio consolidato del gruppo Acea Spa, anticipava la novità. La lieta novella campeggia da qualche giorno anche sul sito internet della società, ma è poco più che un gioco di prestigio. La percentuale delle perdite idriche – secondo i dati attestati ora dal gestore del servizio idrico in Ciociaria – sarebbe scesa, di botto, dal 76,2% del 2019 al 68,4% del 2020, che è ancora tanto, ma che appare anche come un vero e proprio miracolo.

Un risultato raggiunto, tra l’altro, nel giro di nemmeno 90 giorni! A dicembre 2020, infatti, lo stesso amministratore delegato di Acea Ato 5, Roberto Cocozza, ai fini della determinazione della tariffa idrica per il 2020-2023, valutava che le perdite idriche fossero al 76,15% ma a fine febbraio 2021 cambiava idea e stabiliva che dovevano essere al 68,4! Dal bilancio idrico si apprende che nel 2020 – si trat­ta di dati stimati! – Acea Ato 5 ha prelevato da pozzi e sorgenti un totale di 119,8 milioni di metri cubi e ne ha recapitato a casa degli utenti 24,6 milioni (metri cubi fatturati nel corso dell’anno).

Il rapporto tra metri cubi immessi in rete e fatturati è quindi del 20,5%. Nel conteggio di Acea, però, questo valore sale al 37,9% (abbassando di conseguenza le ‘perdite’) grazie ad una serie di valutazioni e stime tecniche sulla fine che farebbe una parte di quei 95,2 milioni di metri cubi mai arrivati ai rubinetti degli utenti. Nei mesi scorsi, come si ricorderà, la non invidiabile performance relativa alle perdite di Acea Ato 5 era stata oggetto d’approfondimento di diverse trasmissioni televisive, tra cui quella condotta da Mario Giordano, “Fuori dal Coro”, che aveva stigmatizzato e non poco l’incapacità dell’azienda ad arginare numeri da vero e proprio record negativo. In Acea sono quindi corsi ai ripari.

Oggi, a guardare il bilancio idrico di Ato 5, viene da dire: “Vuoi vedere che questi, tomi tomi e cacchio cacchio, sono riusciti davvero e risolvere il problema? E voi che li prendevate in giro per l’idea dei satelliti! Visto che funziona?”. Uno si chiede chissà quante riparazioni avranno fat­to; quante canottiere intrise di sudore di operai e stagnari saranno state necessarie per mettere toppe e cravatte a tubature colabrodo e fatiscenti! Poi, però, se si legge più a fondo il bilancio idrico, si scopre che non sono serviti né picconi e né pale ma è bastato stappare… una biro! 

Insomma, il problema delle perdite è stato risolto con molta inventiva, un po’ come nel famoso film di De Sica, dove il contadino che addenta due fette di pane senza niente dentro, spiega al maresciallo Carotenuto che sta mangiando ‘pane e fantasia’: chiudendo gli occhi immagina ogni specie di leccornia tra quei due tranci. Nel caso di Acea, invece, gli occhi bisogna tenerli ben aperti. Piuttosto che scavare e rappezzare, infatti, il gestore ha semplicemente preferito correggere una tabella Excel, introducendo al punto giusto un nuovo valore “stimato”, relativo ai “consumi autorizzati non fatturati e non misurati” che sono passati, con un tratto di Bic, da 0,6 milioni di metri cubi del 2019 a 6,8 milioni nel 2020! 

Si tratterebbe, secondo Acea, di tutta quell’acqua che fuoriesce dalla rete idrica per particolari attività o questioni tecniche e che non deve essere contagiata come perdite. Ad esempio: l’acqua erogata dalle fontane comunali conteggiate a forfait (e ritenuta sottostimata); l’acqua persa durante le riparazioni e i lavaggi; l’acqua che si perde una volta che serbatoi e partitori sono pieni e non è possibile interrompere il flusso (!); l’acqua fornita per l’antincendio; l’acqua prelevata dalle autobotti, ecc. Ora, per capire quanti siano 6 milioni di metri cubi, basti pensare che è come se si prosciugasse per tre volte l’anno l’intero lago di Posta Fibreno! Una quantità enorme, che è pari – per fare un altro paragone – a un quarto di tutta l’acqua che il gestore riesce a recapitare a casa degli utenti (quella che fattura). Ecco: una massa d’acqua di questa portata – come diceva Totò mentre raggirava l’ingenuo acquirente della Fontana di Trevi – i vertici di Acea Ato 5 sono convinti di perdersela tra autobotti e fontanelle…

Questa voce (“consumi autorizzati non fatturati e non misurati”) – che è prevista espressamente dallo schema del bilancio idrico – nel 2018 valeva appena 0,1 milioni di metri cubi (era cioè calcolata al minimo previsto dalla normativa: il 5 per mille del volume fatturato); nel 2019 era stata già aumentata a 0,6 milioni di metri cubi, dopo che Acea Ato 5 aveva abbozzato una prima stima del possibile consumo delle fontane pubbliche; ma è con il bilancio idrico del 2020 che fa un vero e proprio salto di qualità (e quantità) aumentando del 1133% (tra l’altro questa percentuale di incremento – che sarebbe subito balzata agli occhi – è stata insolitamente omessa nello schema del bilancio).

Il miracolo è tutto qui. Infatti, se dal calcolo della percentuale delle perdite si elimina questo nuovo valore, ecco che il livello delle perdite torna – tristemente – in linea con quello degli anni passati: a oltre il 74%, appena più basso di quello del 2019 di 2 punti percentuali. Va detto, infine, che anche altre voci del bilancio sono state incrementante alleggerendo così i metri cubi che vengono computati come perdite. Ad esempio è improvvisamente aumentata della metà (passando da 4 milioni a di metri cubi a 6 milioni) la quantità d’acqua che si stima consumata dagli utenti ma che sfugge alla misurazione: abbiamo svuotato una quarta volta il lago di Posta Fibreno!

Cesidio Vano

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