Acea Ato 5, bilancio approvato ma collegio sindacale e revisori non firmano


Da L’Inchiesta Quotidiano del 7 giugno 2021 (vai)

Acea Ato 5, bilancio approvato ma collegio sindacale e revisori non firmano.
Da quando Acea ha scoperto l’acqua, è forse la prima volta che un bilancio del servizio idrico viene approvato senza la piena certificazione degli organi di vigilanza e controllo.
E’ quanto accaduto lo scorso 31 maggio durante l’assemblea dei soci di Acea Ato 5 Spa, convocata appunto per licenziare il bilancio 2020.
In realtà, l’assemblea dei soci aveva già provato a varare il documento contabile la settimana prima, il 27 maggio, ma la riunione era stata rinviata di qualche giorno a seguito di diversi rilievi mossi proprio su alcuni dati inseriti nel bilancio, che non convincevano e dovevano essere rivisti.

Il lunedì successivo, con i numeri tutti al posto giusto, i soci hanno potuto dare l’ok ai conti del 2020, ma per la prima volta il bilancio non è stato ‘certificato’. Sia i componenti del collegio dei sindaci, sia i revisori contabili della pregiata società esterna che si occupa del controllo non hanno espresso il loro parere. Tra l’altro, la certificazione del bilancio da parte di società terze appositamente abilitate è un preciso obbligo contrattuale che Acea Ato 5 ha assunto con la firma della Convenzione di gestione del servizio idrico. Ma tant’è.
Al momento non è dato sapere di più sulle motivazioni di questa scelta. Il bilancio non risulta ancora pubblicato sui siti di Acea.

Di certo sulla posizione assunta da sindaci e revisori possono aver pesato e non poco, da una parte, l’esito dell’inchiesta della magistratura ciociara sulla gestione di Acea Ato 5 fino al 2017 e, dall’altra parte, l’incertezza sulle tariffe che debbono essere applicate nel quadriennio (2020-2023) con le conseguenti ricadute sulle iscrizioni in bilancio.
Quanto alla prima vicenda, come noto, l’inchiesta condotta dalla procura della repubblica di Frosinone si è chiusa con il rinvio a giudizio per falso in bilancio non solo degli ex amministratori dell’azienda idrica (a cui è contestata anche la frode nelle pubbliche forniture) ma anche di alcuni componenti del Collegio sindacale (che hanno l’obbligo di vigilanza) e di alcuni revisori contabili esterni (su cui grava l’obbligo di controllo contabile e di giudizio), oltre che di due dirigenti della Segreteria tecnico operativa dell’Ato5.

Le contestazioni della procura – che adesso passeranno comunque al vaglio della fase dibattimentale – hanno però ingessato l’attività degli organi di controllo e revisione, che si sono mossi con la massima attenzione e perizia. L’incertezza sugli incassi delle bollette ha fatto il resto: ad oggi non è chiaro quali saranno, alla fine della giostra, le tariffe con cui verranno monetizzati i consumi degli utenti. Quelle molto più basse predisposte a marzo dai sindaci o quelle più elevate richieste già a dicembre scorso da Acea Ato 5 davanti all’inerzia dei primi cittadini? In ballo ci sono oltre 20 milioni di euro in 4 anni.

L’amministratore delegato di Acea Ato 5, Roberto Cocozza – ora plenipotenziario dopo l’uscita di scena del presidente Pierluigi Palmigiani – è convinto che le tariffe giuste siano quelle computate dall’azienda idrica e che i sindaci abbiano sbagliato i conti, non ammettendo diversi costi previsti e in parte già sostenuti da Acea, ritrovandosi così con i bilanci in rosso. I sindaci, a partire da quello di Ferentino Antonio Pompeo, che è anche presidente della Provincia e dell’Ato5, sono straconvinti che le tariffe da loro predisposte siano pienamente legittime e corrette: quello affidato al gestore è un piano finanziario ed economico che sta in perfetto equilibrio ed al quale l’Acea deve adeguarsi (non viceversa). E’ per questo che – come noto – Acea, Ato5 e ben 86 Comuni (tutti portati in tribunale dal Gestore, tanto per farsi benvolere senza eccezioni!) si fronteggeranno davanti al Tar il prossimo 15 dicembre.
Cesidio Vano

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