Da La Provincia Quotidiano del 13 aprile 2018
di Cesidio Vano
Basta con i vitalizi. Se a livello nazionale, il pentastellato Roberto Fico, appena eletto presidente della Camera dei Deputati, ha annunciato misure per rivedere gli assegni a vita agli ex onorevoli, i grillini alla Regione Lazio non voglio essere da meno e mercoledì, a chiusura del suo intervento in replica al discorso programmatico fatto dal Governatore Nicola Zingaretti, la capogruppo del Movimento 5 Stelle, Roberta Lombardi, ha detto chiaro e tondo che anche nel Lazio vanno ripensati i vitalizi agli ex consiglieri e che proporranno di ricalcolare gli importi secondo un metodo contributivo: tanto è stato versato per il sostegno, tanto sarà restituito.
«Come stiamo già facendo a livello nazionale – ha detto Lombardi parlando ai vari gruppi consiliari -, vi offriamo la possibilità di dare un segnale concreto e tangibile ai cittadini votando un provvedimento che imponga l’abolizione dei vitalizi degli ex Consiglieri cessati dalla carica, con un ricalcolo dei contributi effettivamente versati da questi signori attraverso il sistema contributivo, come qualsiasi comune mortale che calpesti questo suolo» ha sottolineato la capogruppo, che ha poi parlato di «una rendicontazione trasparente e pubblica dei rimborsi spese di cui noi, Consiglieri, la Giunta e il Presidente godiamo per l’espletamento del nostro mandato e il divieto di cumulo tra pensione da consigliere regionale e pensione da parlamentare».
La questione dei vitalizi agli ex consiglieri regionali è stata già affrontata più volte nel recente passato, a partire proprio dal 2012, quando il governo Monti ha varato il decreto legge con cui, per contrastare le spese allegre nei vari consigli regionali, ha dettato norme quadro di contenimento. E, di fatto, gli ultimi consiglieri regionali, a partire dalla X legislatura, non hanno più diritto al vitalizio, ma a una ’pensione’ (un vero e proprio trattamento previdenziale) computato con il metodo contributivo. Anche se nessuno ha mai chiarito – a prescindere dal metodo di calcolo – per quale ragione parlamentari e consiglieri regionali debbano aver diritto a un assegno a vita dopo solo 5 anni di incarico, quando per qualsiasi altro lavoro le annualità richieste sono a due cifre. E’ senz’altro giusto riconoscere, a chi sacrifica il periodo lavorativo per ricoprire una carica pubblica, alla fine una pensione che, non lavorando, potrebbe rischiare altrimenti di non avere. Ma ha poco senso far acquisire tale diritto dopo cariche durate pochi anni.
A ogni modo, l’iniziativa grillina è senz’altro destina a scontrarsi con le resistenze degli ex consiglieri beneficiari dell’assegno che, già in passato, hanno risposto con ricorsi su ricorsi alle misure di taglio della spesa che li hanno raggiunti. Da ultimo, per non dimenticare, anche l’opposizione al ‘contributi di solidarietà’ imposto per tre anni (e non ripetibile) dalla passata Giunta Zingaretti che ha ‘sforbiciato’ di poche centinaia di euro ogni assegno.