Da La Provincia Quotidiano del 4 aprile 2018
di Cesidio Vano
Tecnicamente si chiama ‘assegno di fine mandato’, di fatto è una sorta di ‘buonuscita’ come quella a cui hanno diritto i lavoratori dipendenti e che è più nota come Tfr (Trattamento di fine rapporto).
L’Assegno
L’assegno di fine mandato è quello che spetta ai consiglieri regionali del Lazio non rieletti: in pratica, al termine del mandato elettorale, il consigliere ha diritto a una somma che varia in base al numero di anni passati nell’emiciclo della Pisana.
La normativa
L’istituto è uno di quelli sopravvissuti alla spending review dettata dal governo Monti dopo gli scandali sull’uso allegro dei fondi elargiti ai gruppi consiliari regionali. La legge che ha rivisto le indennità, eliminato i vitalizi ma introdotto le ‘pensioni’ per gli onorevoli regionali, limitato le spese e cancellato il cumulo di incarichi, ha sostanzialmente lasciato invariata quella che, prima del 2013, si chiamava ‘indennità di fine mandato’.
L’importo
La legge regionale in questione è la numero 4 del 2013, che all’articolo 3 introduce la misura a sostegno del ‘congedo’ dell’onorevole regionale. In pratica, il consigliere non rieletto ha diritto a un assegno pari all’indennità di carica lorda mensile per ogni anno (o frazione di anno) di mandato svolto, per massimo 10 anni. Se il mandato è durato di più, l’importo dell’assegno viene comunque calcolato sui primi 10 anni. Se un consigliere, non immediatamente rieletto, percepisce tale ‘buonuscita’ e successivamente viene eletto di nuovo in Regione ha diritto a un ulteriore assegno a termine del nuovo mandato solo se il precedente è inferiore ai 10 anni e comunque non oltre, nel totale, alla misura dei 10 anni.
Va anche detto che, il consigliere regionale contribuisce con l’1% della sua indennità di carica, ad acquisire il diritto all’assegno in parola.
Quanto prendono
L’indennità di carica lorda spettante a un consigliere regionale del Lazio è attualmente fissata (al netto della rivalutazione Istat prevista dalla legge) a 7.600 euro lordi, la buonuscita spettante a chi ha perso il seggio regionale è quindi pari a 7.600 euro per ogni anno di mandato. Indicativamente si tratta di 38.000 euro lordi per chi ha completato una sola legislatura e di 76.000 euro (praticamente il doppio) per chi è stato in carica per due legislature, raggiungendo, così, anche il termine massimo del decennio computabile.
Insomma, una consolazione di tutto rispetto per lo scranno perso e un aiuto ‘tangibile’ per reinserirsi nella società o nel mondo del lavoro.
La buonuscita dei ciociari
Ecco, allora, con quanto andranno a casa i consiglieri regionali che hanno rappresentato la Ciociaria nel corso della legislazione che termina proprio oggi con la seduta di insediamento del nuovo consiglio regionale.
Manca per poco l’en plein Mario Abbruzzese, che lascia la Pisana dopo due mandati elettorali: è stato eletto la prima volta nel 2010, quando durante il governo di Renata Polverini, ha ricoperto anche il ruolo di presidente del Consiglio regionale. La legislatura Polverini, però, è caduta – come noto – prima del previsto: è durata dal maggio 2010 al marzo 2013. Gli anni per computare l’assegno di mandato vengono però contati anche sulle ‘frazioni di anno’ pertanto le annualità da portare all’incasso sono, a ben vedere 9 tra IX e X legislatura: dal 2010 (compreso) al 2018 (compreso). Per lui, quindi, la buonuscita ammonterà a 68.400 euro lordi.
Degli altri tre consiglieri regionali ciociari, resta alla Pisana, perché rieletto, Mauro Buschini, mentre Daniela Bianchi e Marino Fardelli portano a conteggio la sola X legislatura, durante la quale hanno calcato il parquet dell’Aula per 5 anni a testa, per un assegno che ammonterà a circa 38.000 euro lordi.
Infine, anche se non eletto in provincia di Frosinone, ma nato in questa terra, segnaliamo anche l’ottimo assegno che porta via l’oggi ex consigliere Francesco Storace che nell’aula della Pisana c’è stato anche lui per 9 anni (le ultime due legislature) per un importo lordo quindi uguale a quello di Abbruzzese: 68.400 euro.