Da La Provincia Quotidiano del 3 dicembre 2016
di Cesidio Vano
Non è detto che D’Alessandro vincerà la battaglia per la gestione dell’Atem del gas. Ma è importante che ci stia provando, perché il suo appare un riscatto per quei sindaci che la scorsa primavera si sono visti imporre la bozza di convenzione decisa dalla cordata politica Pompeo-Tersigni-Petrarcone, con l’avvallo anche del comune di Ceccano. Un’intesa tutta sbilanciata verso il centrosinistra che, forte del controllo delle città più grandi, aveva fretta di chiudere la partita in modo da assicurarsi il controllo dell’Atem del gas: ovvero delle procedure per l’appalto del servizio di distribuzione
e delle attività di controllo e verifica. Tanta fretta che, in un primo momento, si era deciso anche non fosse necessario far passare la convenzione nei vari consigli comunali per l’approvazione: sarebbe bastato il voto dei sindaci, per buona parte sbilanciati a sinistra. C’ha pensato il Ministero, appositamente interrogato, a chiarire che lo schema di convenzione andava approvato ente per ente. E benché il documento sia stato trasmesso da tempo a tutti i Comuni, sono pochissimi quelli che hanno provveduto.
Anche perché, con le ultime elezioni comunali, Cassino, Sora e Ceccano sono passate in altre mani, e la cordata ‘piglia tutto’ se ne è andata a far benedire.
Ora, il centrodestra preme per ridiscutere le regole, a partire da quella su chi debba essere l’ente capofila che guiderà l’avvio del servizio.
Se prima delle elezioni la scelta della Provincia – che comunque faceva felice il Pd – era utile a evitare lo sbilanciamento verso Sora o verso Cassino (i maggiori Comuni dell’area in cui nessuno dei due sindaci, in prossimità del rinnovo, poteva soccombere all’altro), oggi tale artificio politico non ha più senso. E il Comune più grande del territorio, ovvero Cassino, può reclamare lo stesso ruolo centrale che ha Frosinone (poiché capoluogo) nell’altro Atem (denominato Fr1-Ovest).
D’Alessandro sbaglia a rimettere in discussione questioni già prese (decise tra l’altro per il rotto della cuffia)? No, non sbaglia affatto, soprattutto se quelle scelte sono state imposte dal più forte e se puntavano – come convenzione alla mano puntano – a far sì che il più forte poi avrebbe anche preso tutto.
Esempi? Eccoli: il sistema di elezione dei tre tecnici che debbono predisporre il bando di gara per affidare la distribuzione del gas, arzigogolato come un rebus della Settimana enigmistica, prevede che i Comuni votino due Comuni che poi procedano a nominare due dei professionisti necessari, il terzo spetta alla Provincia. Ma poiché il voto pesa sulla scorta di parametri come popolazione e punti di prelievo gas, è chiaro chi alla fine avrebbe fatto filotto. Ancora: oltre ai tre tecnici, che dopo l’appalto avrebbero funzioni di controllo, viene pensato un ulteriore organismo, anch’esso di controllo, composto da ben 15 membri (non necessariamente tecnici), eletti sulla scorta di liste di candidati in competizione tra loro composte da 15 Comuni e sottoscritte dagli stessi. Liste, a loro volta, composte da rappresentanti dei Comuni divisi per fasce di popolazione. E anche qui, se i Comuni più grandi si fossero associati, non ce ne sarebbe stata per nessuno.
Per non parlare – e chiudiamo – della ‘clausola di riservatezza’ prevista dalla convenzione che obbliga al silenzio (sulla gestione di soldi pubblici, sic!) tutti coloro che opereranno per l’attuazione del servizio.