Acqua. La strenua resistenza (elettorale) di Cassino e l’offensiva (giudiziaria) di Acea


Da La Provincia Quotidiano del 18 maggio 2016

di Cesidio Vano
E’ stato notificato nei giorni scorsi al Comune di Cassino e all’Autorità d’Ambito di Frosinone il ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio con cui l’Acea Ato5 Spa chiede di accertare la nullità o annullare, previa sospensione, l’efficacia della delibera con cui il Consiglio comunale della Città martire, lo scorso 17 febbraio, ha disposto la revoca della deliberazione tramite la quale, nel 1994, lo stesso Comune ha aderito all’Ato5 Lazio Meridionale. Nello stesso provvedimento impugnato si dà indirizzo agli uffici per la predisposizione degli atti finalizzati a gestire il servizio idrico cittadino tramite un’Azienda speciale che dovrà successivamente allargarsi anche alle periferie, attualmente già rientrate nella gestione unica dell’Ato.
L’Acea Ato5 Spa chiede, inoltre, anche l’annullamento dell’atto con cui, nel 1999, il Comune di Cassino ha approvato un’intesa con la Regione Campania per la cessione di acqua e l’alimentazione proprio dell’acquedotto cittadino e di quello a servizio delle periferie.
L’Acea dispiega numerosi motivi di contestazione alla validità degli atti impugnati, tra i quali spicca il parere contrario all’adozione della delibera di uscita dall’Ato5 espresso sul medesimo atto dal responsabile del servizio il quale, in sostanza, ha rifiutato di firmare il benestare allo schema di delibera poiché giudicato “in contrasto con la vigente normativa nazionale e regionale”.
Il Consiglio comunale di Cassino ha inteso, però, approvare ugualmente il provvedimento – nonostante il mancato parere di regolarità tecnica – senza ad ogni modo illustrare le ragioni per cui riteneva superate le ‘remore’ del proprio funzionario.
La società ricorrente, che ha affidato la sua difesa agli avvocati Luciano Gallo e Pasquale Cristiano, in oltre 30 pagine ripercorre la complessa vicenda del contenzioso in atto con il Comune di Cassino. L’Acea, come noto, è subentrata nella gestione di tutta la rete dell’ex Consorzio degli Aurunci (periferie), mentre il Municipio si è finora opposto strenuamente a consegnare anche la rete del centro città. Le sentenze dei giudici amministrativi, che si sono susseguite dal 2012, hanno per ora definitivamente riconosciuto – nel senso che tale statuizione è ora coperta dal giudicato – l’obbligo del Comune a consegnare ad Acea reti, strutture e impianti ancora in gestione diretta. Sono anche scaduti i termini entro cui il Comune avrebbe dovuto a ciò provvedere e il gestore unico ha attivato giudizio di ottemperanza davanti al Consiglio di Stato, sul quale si attende a breve il pronunciamento.
Nell’impugnativa, inoltre, si evidenzia come la delibera contestata si ponga in contrasto anche con le sentenze emesse dalla stessa giustizia amministrativa.
In a tale complesso quadro si è innestata anche la delibera di Giunta che l’esecutivo comunale ha adottato nelle scorse settimane e presentato alla stampa in piena campagna elettorale (!) per il rinnovo del Consiglio e l’elezione del sindaco.
Con questo atto, l’esecutivo cittadino ha ritenuto di poter invocare la gestione diretta del servizio idrico integrato in base alla più recente formulazione dell’art. 147 del testo unico sull’Ambiente, lì dove prevede tale possibilità per i comuni che ancora gestiscano autonomamente il servizio e contestualmente presentino tre precise caratteristiche: approvvigionamento idrico da fonti qualitativamente pregiate; sorgenti ricadenti in parchi o aree protette in siti individuati come beni paesaggistici (secondo le norme del relativo codice) e presentino un utilizzo efficiente della risorsa idrica e tutela del corpo idrico.
L’esecutivo comunale ha ritenuto individuare tali caratteristiche nella presenza del monumento naturale di Montecassino (ma è un’area protetta regionale) e nella presenza dell’area di tutela assoluta all’interno delle Terme Verroniane, anche se queste non sembrano proprio le peculiarità richieste. Ad ogni modo spetta all’ente di governo dell’Ato valutare tale pretesa e per il momento l’argomento non risulta nemmeno all’ordine del giorno.

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