Da La Provincia Quotidiano del 9 febbraio 2016
di Cesidio Vano
Il cerino, alla fine, è destinato a rimanere in mano al presidente dell’Autorità d’ambito, Antonio Pompeo. Spetta infatti a lui firmare il parere sulla fusione per accorpamento tra Acea Ato2 spa (gestore del servizio idrico a Roma) e Acea Ato5 spa (gestore del servizio in Ciociaria). Una riorganizzazione societaria che la casa madre Acea spa sta portando avanti ormai da diversi mesi.
A termini di convenzione, infatti, la valutazione positiva (alla fusione) o il motivato diniego debbono essere espressi dal presidente dell’Aato dopo aver valutato, sentita Consulta e Sto, «la sola verifica del permanere delle garanzie tecniche, economiche e finanziarie, nonché della natura della proprietà».
Quindi non basata dire ‘no’ ad Acea, ma bisogna anche argomentare validamente il perché, altrimenti la società che gestisce il servizio idrico avrà gioco facile davanti al Tar, potendo poi fare come meglio crede.
Ieri, si è riunita, come annunciato, la Consulta d’ambito che ha esaminato le carte trasmesse da Acea Ato5 proprio in merito a tale operazione di fusione. Carte che gli otto sindaci componenti l’organismo consultivo e il presidente Pompeo hanno ritenuto non soddisfacenti.
Il gestore idrico si sarebbe limitato a rimettere alla Consulta una copia del parere redatto dal proprio avvocato sulla fattibilità dell’operazione di fusione, oltre ai bilanci delle due società che intendono fondersi. Carte che sono arrivate solo dopo una diffida, emessa nei giorni scorsi dalla segreteria tecnico operativa dell’Ato5, decisa davanti al silenzio mantenuto da Acea.
La Consulta, invece, aveva chiesto documenti a supporto del mantenimento, dopo la fusione, delle garanzie di carattere tecnico, economico e finanziario fissate con il bando di gara.
I sindaci, insomma, volevano ragionare del piano di fusione che però il gestore non ha fornito, giustificandosi con il fatto che la richiesta avanzata dall’Ato non era né chiara né precisa.
«La Consulta – spiega una nota ufficiale – ha preso atto che la Sto, in base alla documentazione in possesso e fornita dall’ente gestore, non è nelle condizioni di poter attestare la permanenza degli equilibri economici, finanziari e tecnici così come richiesto dalla convenzione che regola i rapporti con il Gestore idrico all’art.29 comma 4, in base al quale è richiesto il preventivo benestare dell’AATO per “qualsivoglia variazione della compagine sociale”».
Meglio spiega il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, membro di diritto della Consulta: «Le richieste di esplicitazione del mantenimento delle garanzie tecniche ed organizzative, proposte dalla Consulta per esprimere il benestare all’incorporazione, non sono state soddisfatte da parte del gestore e, dunque, non è possibile esprimere un parere positivo in assenza di un dettagliato progetto di fusione, in un settore particolarmente sensibile per i bisogni della collettività. Ancora una volta – ha dichiarato il sindaco Nicola Ottaviani – non stiamo certamente portando avanti una battaglia di meri principi di autonomia territoriale di Frosinone, rispetto a Roma, ma non possiamo più tollerare che alcune scelte scarsamente comunicate e poco partecipate possano tradursi nell’ennesima espropriazione del potere di vigilanza e di controllo da parte dei sindaci, nel servizio di distribuzione idrico e fognante, secondo logiche metropolitane, molto distanti dalla peculiarità di una provincia».
L’Autorità d’ambito darà dunque parere negativo? Non è ancora chiaro. Perché la vicenda farà un ulteriore passaggio – non richiesto dalla normativa -: sarà discussa in sede di assemblea dei sindaci il prossimo 18 febbraio assieme all’eventuale avvio della procedura di risoluzione contrattuale.
Va poi aggiunto che la Sto non ha espresso valutazioni pro o contro la fusione, limitandosi a dire che, con i dati e le carte in suo possesso, non può esprimere alcun orientamento. Anzi, va aggiunto che la segreteria tecnico operativa aveva richiesto la nomina di un legale affinché l’assistesse nell’istruttoria e nella formulazione del parere. La Consulta, però (questa volta) non ha voluto assegnare l’incarico.
Appare scontato, a questo punto, il ‘voto’ contrario dell’assemblea dei sindaci all’ipotesi di fusione tra le due società che vedrebbe quella operante su Roma subentrare anche in Ciociaria (anche se poi nei fatti non è che l’attuale sia tanto ‘indigena’).
Quindi, dopo il 18 febbraio e prima che decorrano i 60 giorni che farebbero scattare il silenzio assenso, il parere motivato e contrario dovrà metterlo nero su bianco, firmarlo e notificarlo ad Acea il presidente Antonio Pompeo.