Ci sono due storie diverse sull’udienza che si è tenuta l’altro giorno al Consiglio di Stato sul caso Acea: quella nel corso della quale bisognava decidere se sospendere la stangata che è arrivata sulle nostre bollette, i 75 milioni di euro spalmati in diverse comode rate bimestrali a causa del fatto che i sindaci a suo tempo non decisero la tariffa alla quale bisognava pagare l’acqua. La decise un giudice, fece i conti e ora paghiamo un po’ alla volta 75 milioni.
Com’è andata quell’udienza? La prima versione è firmata da Cesidio Vano giornalista di punta de La Provincia Quotidiano, uno dei pochi che ancora oggi ha la pazienza per andare a cercare i pezzi di carta, li trova, li sa pure leggere. E domenica (leggi qui il precedente) ha scritto:
Nessuna sospensiva. Si andrà direttamente nel merito. Il Consiglio di Stato ha esaminato lo scorso 19 gennaio, in camera di consiglio, la richiesta avanzata dall’Ato5 di Frosinone di sospendere, in attesa del pronunciamento di merito sull’impugnativa, gli atti che riconoscono al gestore idrico Acea Ato5 Spa, 75.180.000 euro di conguagli per il periodo 2006-2011 durante il quale la Conferenza dei sindaci dell’Ato non ha fissato le tariffe da applicare agli utenti.
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