Acqua. Le manovre societarie di Acea e il silenzio di sindaci e Ato5


manovre acea 43.56Da La Provincia Quotidiano del 15 gennaio 2016

di Cesidio Vano
L’Acea procede spedita nell’operazione di fusione tra le due società, l’Acea Ato2 spa che gestisce il servizio idrico a Roma e provincia, e l’Acea Ato5 Spa che svolge lo stesso compito in Ciociaria. Dell’operazione, che prevede l’accorpamento della società ciociara in quella romana – con quest’ultima che gestirebbe il servizio anche nel Frusinate – vi avevamo dato già notizia, da queste colonne, a fine dicembre (vedi qui e qui). La manovra, però, è stata accuratamente tenuta nell’ombra benché già lo scorso 23 dicembre fosse giunta presso l’Ato5 di Frosinone la richiesta formale di Acea affinché l’ambito ottimale ciociaro fornisse il richiesto parere alla fusione.

La vicenda, ieri, è giunta formalmente sul tavolo della Consulta d’ambito appositamente convocata dal presidente Antonio Pompeo. L’organismo consultivo dell’Ato non ha deciso nulla al riguardo, limitandosi a chiedere un approfondimento alla Sto – la Segreteria tecnico operativa – sull’impatto e le conseguenze di una tale operazione di accorpamento.

Ieri sera, Pompeo ha fatto sapere: «Per quanto attiene al parere che dobbiamo esprimere sulla incorporazione di Acea Ato5 in Acea Ato2, la Consulta ha chiesto alla Sto di produrre una relazione che ci permetta di fornire il parere sull’assorbimento. Dobbiamo essere, infatti, consapevoli degli effetti di tale incorporazione sul servizio idrico, sulle tariffe e anche sul rapporto stesso col Gestore».

Come abbiamo avuto modo già di spiegare da queste colonne, l’operazione di fusione per incorporazione non richiede particolari autorizzazioni preventive, ma necessità della sola valutazione da parte dell’ente concedente (quindi l’Autorità d’ambito) della permanenza, con la nuova società, dei requisiti tecnici, economici e finanziari posti a base dell’affidamento. Requisito sicuramente esistente, atteso che le due società sono per oltre il 95% entrambe partecipare dalla medesima società madre Acea Spa.

L’altro aspetto da tener presente è che il parere suddetto viene ritenuto favorevole anche per silenzio-assenso: trascorsi 30 giorni dalla richiesta, relativamente all’Ato2 e trascorsi 60 giorni relativamente all’Ato5 (così prevedono le rispettive convenzioni). In Ciociaria il silenzio-assenso scatterà il 21 febbraio prossimo. L’operazione, insomma, è solo questione di tempo.

Acea si prepara così a rafforzare la propria presenza nel Centro Italia: nel Lazio, oltre all’operazione Ato2-Ato5, sta puntando alla gestione di Viterbo 1 ed è impegnata nell’acquisizione di Acqualatina (gestione pontina). Opera già in Toscana, Umbria e Campania, dove sono state emanate le rispettive leggi regionali che prevedono l’Ato unico, auspicato dalla stessa Acea anche nel Lazio, dove la scelta sembra parimenti scontata, visto anche l’attendismo della Pisana nell’attuare la propria legge sull’acqua pubblica, giudicata tanto buona e valida da ogni consigliere regionale da ostinarsi poi a non applicarla.

Risoluzione del contratto
La Consulta d’ambito si è occupata ieri anche delle iniziative avviate da alcuni sindaci per procedere alla risoluzione per inadempienza del contratto di gestione del servizio idrico con Acea Ato5 spa.

Sul punto, il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani ha commentato: «I sindaci della Consulta sono stati tutti concordi nella verifica dei presupposti giuridici e tecnici per la risoluzione del contratto con Acea, poiché questa è una vicenda di natura strettamente legale e non da politicanti da strapazzo. Solo seguendo i percorsi indicati dal diritto, si possono evitare altri “buchi nell’acqua”, come fatto in passato». Lo stesso presidente Pompeo ha confermato: «La Consulta ha deciso di richiedere alla Sto una relazione sulle contestazioni sollevate da quest’ultima al Gestore ai sensi dell’art. 30 della Convenzione. Tale passaggio è il presupposto necessario per poter procedere, ai sensi dell’art.34 della medesima Convenzione, alla diffida ad adempiere, atto indispensabile prima di passare alla fase della risoluzione del contratto, qualora le inadempienze dovessero permanere. Credo sia chiaro a tutti – ha concluso Pompeo – che, con questo percorso, siamo nelle condizioni di poter intraprendere azioni finora sbandierate solo a chiacchiere».

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