Da La Provincia Quotidiano del 21 novembre 2015
di Cesidio Vano
3.1 Indennità e gettoni a Cda, revisori e dg
Dalle carte dell’inchiesta: stipendi ai presidenti, al direttore generale e gettoni di presenza.
Ecco quanto ci è costata la società Aeroporto:
Presidenza Scalia
(giugno 2006 – 30 aprile 2009)
Compenso membri Cda (gettoni): Franco Marini (10.423 euro); Giuseppe Nardoni (402)Marco Di Torrice (3.556); Umberto Grande (4.812); Romeo Sardellitti (201); Angelo Colmarsi (3.355); Piergianni Fiorletta (804); Mario Popolla (1.392); Domenico Marzi (991); Pietro Abate (402); Cesare Novelli (8.959); Marco Papetti (1.378); Valerio Zoino 9.262).
Collegio sindacale Adf (parcelle): Lorenzo Di Nicuolo (1.161 euro); Pierluigi Pace (31.069); Andrea Cappadozzi (37.008); Marco Guerrieri (29.117);
Collegio sindacale GAdf (parcelle): Pierluigi Pace (2.246 euro); Marco Guerrieri (3.031); Andrea Cappadozzi (3.313).
Compensi presidente Scalia 25.367 euro (ne ha restituiti 16.778 perché non dovuti a seguito della normativa sopraggiunta).
Compensi Dg Minotti: 101.174 euro
Presidenza D’Amico
(fino a giugno 2010)
Compenso membri Cda (gettoni): Franco Marini (7.389 euro); Valerio Zoino (6.984); Antonio Ciotoli (10.009); Antonio Luigi Capogna (5.286).
Collegio sindacale Adf (parcelle): Andrea Cappadozzi (9.454 euro); Marco Guerrieri (6.711); Umberto Lombardi (5.033).
Collegio sindacale GAdf (parcelle): Pierluigi Pace (5.189 euro); Marco Guerrieri (6.116); Andrea Cappadozzi (8.152).
Compensi presidente D’Amico: 49.987 euro.
Compensi Dg Minotti: 36.560 euro.
Presidenza Picano
(fino al gennaio 2013)
Compenso membri Cda (gettoni): Franco Marini (11.317 euro); Valerio Zoino (4.440); Antonio Ciotoli (11.332); Antonio Luigi Capogna (11.357); Franco Testa (4.256).
Collegio sindacale Adf (parcelle): Andrea Capozzi (21.922 euro); Marco Guerrieri (18.170); Umberto Lombardi (17.705).
Compensi presidente Picano: 83.150 euro.
Compensi Dg Minotti: 73.927 euro.
3.2 I nodi al pettine
L’idea non era male. Il Lazio aveva ed ha bisogno di un terzo scalo aereo perché gli aeroporti di Roma non sono in grado di gestire tutto il traffico attuale e futuro. Spostare altrove i voli, soprattutto commerciali, voleva dire dare l’impulso ad una serie di attività di servizi, economiche, di supporto che avrebbero senz’altro offerto un’alternativa ad una provincia sonnacchiosa ed in perenne crisi.
L’idea era tanto buona che anche altri capoluoghi vi puntavano a partire da Viterbo che riuscì ad ottenere la designazione per ospitare un nuovo scalo tutto a spese dello Stato. Poi non si farà neanche quello perché la crisi farà saltare i finanziamenti pubblici.
L’aeroporto di Frosinone, invece, seguiva un’altra strada, quella del project financing, sostenuto anche da una legge regionale per predisporre il progetto e quindi il bando: sarebbero stati i privati a finanziare la struttura in cambio della concessione e della gestione dei servizi necessari allo scalo. Sarebbe stato insomma il mercato a dire se il progetto fosse fattibile o meno una volta messo a gara. La gara però non arriverà mai, perché i ‘no’ all’iniziativa e le frizioni politiche avranno la meglio.
Oggi, la Procura della repubblica di Frosinone pare intenzionata a mandare a processo per peculato gli ex presidenti della società aeroporto di Frosinone (l’Adf spa) ed il direttore generale. L’avviso di conclusione indagini, che precede generalmente la richiesta di rinvio a giudizio e che concede agli indagati di presentare proprie memorie, è stata difatti notificata – come noto – all’ex direttore Alessandro Minotti ed agli ex presidenti Francesco Scalia, Giacomo D’Amico e Gabriele Picano. Nell’elenco non c’è il pure ex presidente Antonello Iannarilli, che ha guidato l’Adf dopo D’Amico e prima di Picano, il quale però – va ricordato – all’epoca era deputato della repubblica e per il divieto di cumulo delle indennità non ha mai percepito né soldi dalla provincia (di cui era presidente) né dell’Adf; difficile pensare al peculato.
L’accusa di peculato, infatti, si regge su una convinzione ferrea della Procura: l’Adf doveva essere chiusa già dal 2007 perché con i pareri contrari espressi dall’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile, doveva essere chiaro a tutti che l’oggetto sociale (la realizzazione dell’aeroporto) non poteva più essere raggiunto. La Procura oggi interpreta così quelle carte, da un punto di vista strettamente tecnico, e ritiene che invece l’aver portato avanti il progetto era finalizzato solo a poter continuare a spendere i soldi che c’erano per la progettazione al fine di trarne anche vantaggio personale.
La politica, che all’epoca ebbe a che fare con la questione, però, la vide diversamente, ritenendo che le criticità e i problemi generalmente si affrontino e si risolvano e continuando, quindi, a scommettere sulla fattibilità del progetto, tanto che alla fine con l’Enac si era quasi trovato un accordo per superare le criticità sollevate. Chi aveva ragione? Chi ha ragione? Ora lo stabiliranno i tribunali. Ma, a naso, tutte le strade sembrano aperte.
Certo, nella gestione dell’Adf, ora che tutti i conti sono stati messi in luce dall’inchiesta guidata dal sostituto procuratore Adolfo Coletta, qualcosa di poco chiaro c’è stato: alcune spese lasciano proprio perplessi e forse potevano essere evitate. Altre erano, invece, inevitabili se si era deciso di non chiudere la società: gli stipendi non potevano non essere pagati; le consulenze erano necessarie se si voleva giungere a mettere a bando il progetto; gli uffici dovevano essere arredati, gli affitti pagati, i computer comprati, i bilanci controllati e certificati, ecc. ecc.
Resta però la convinzione, a scorrere le oltre 70 pagine che riassumono le spese sostenute dal 2006 al 2013 che a volte si è voluto strafare e che molto più spesso non si riusciti a non pensare agli amici degli amici quando c’era da gestire il denaro pubblico.
Leggi anche Dossier 1 – le accuse della Procura, i pranzi e i viaggi
Leggi anche Dossier 2 – Aeromodelli, convegni e sponsorizzazioni
2 pensieri riguardo “Dossier 3. Inchiesta Aeroporto di Frosinone: stipendi, indennità e gettoni”