Da La Provincia Quotidiano del 6 settembre 2015
di Cesidio Vano
Nonostante le precisazioni ricevute da Acea Ato5 (e pubblicate ieri su queste pagine, leggi qui) in merito alla gestione dei solleciti per i ritardi nei pagamenti delle bollette idriche (Il business dei solleciti, leggi qui), dobbiamo segnalare che qualcosa ancora non torna. La procedura di recupero dei crediti è così pressante che riesce anche ad essere vessatoria. Premettiamo: le bollette vanno pagate ma alcuni automatismi spesso fanno più danno che bene.
Il ‘business’ dei solleciti
La società che gestisce il servizio idrico in Ciociaria ha chiarito che trascorsi 5 giorni dalla scadenza della bolletta viene inviato un sollecito all’utente con conseguente addebito di 10 euro (più Iva) nella fattura successiva per spese amministrative; nel caso in cui l’utente non paghi entro i 10 giorni indicati nel sollecito, la pratica passa al recupero crediti e all’utente vengono addebitati nella successiva fattura altri 10 euro, sempre più Iva, di spese. Un meccanismo talmente rodato ed automatico, a volte puramente formale, che neanche Acea riesce a fermarlo se il cittadino paga.
Procedura legittima ma numeri segreti
La stessa Acea ha spiegato anche che la procedura è perfettamente legittima e prevista dalla normativa in materia e che non c’è alcuna speculazione al riguardo, anche se – aggiungiamo noi – è stato inutile finora chiedere a quanto ammonti il giro di denaro derivante da tale legittima procedura nell’arco dell’anno. Un giro sicuramente milionario visto che l’insoluto di Acea è attorno al 19% e, soprattutto, negli ultimi trimestri l’affidamento del servizio di recapito bollette a vettori privati è stato un vero fallimento con le fatture che a casa dei cittadini non sono mai arrivate (o arrivate dopo la scadenza) e l’emissione dei solleciti di pagamento è divenuta quasi la regola con successivo addebito in bolletta.
Procedura stoppata fino a giugno? Macchè!
Acea Ato5 a dirla tutta ha anche affermato che «In merito ai citati problemi nella consegna delle bollette, Acea Ato 5, consapevole dei disservizi verificatisi e quindi dei possibili ritardi nella consegna delle fatture, ha sospeso l’addebito delle spese amministrative per la gestione dei solleciti per tutto il periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2015 e il 30 giugno 2015».
Alcuni utenti, però, ci hanno segnalato che non è così e che a loro il sollecito di pagamento e l’affidamento al recupero crediti è arrivato anche a giugno.
Anzi ci sono casi – come dicevamo prima – in cui, benché l’utente abbia pagato il dovuto, si è visto ugualmente inoltrare la pratica al recupero crediti e quindi addebitare 20 euro nella successiva bolletta, perché il sistema è automatizzato e i tempi di reazione del gestore non sempre sono ottimali.
Un caso emblematico: l’utente paga ma resta ‘moroso’
E’ questo il caso di un utente che non ha mai ricevuto la bolletta emessa il 30 aprile 2015 con scadenza 29 maggio 2015 perché la società privata incaricata del recapito non l’ha consegnata. L’utente ha scoperto di essere debitore con Acea solo a giugno, quando ha ricevuto la lettera di sollecito partita il 4 dello stesso mese (automaticamente il sesto giorno dalla scadenza): l’intimazione era a pagare entro 10 giorni dalla ricezione del sollecito medesimo. Ricezione che, ovviamente, è successiva al 4 giugno. Ha pagato il 13 giugno (quindi entro i 10 giorni) ma il 15 giugno (cioè automaticamente l’11° giorno dopo la scadenza del sollecito rispetto alla data di emissione e non di ricezione, sic!) è stata inviata la nota del recupero crediti. Nota che non sarebbe dovuta partire perché la bolletta era stata pagata due giorni prima, ma il sistema dei solleciti e degli addebiti in bolletta è un gioiellino di puntualità (un po’ meno di funzionalità) che manco la Svizzera: un’efficienza mai vista e che se fosse applicata anche alla gestione del servizio idrico, per i ciociari sarebbe tutta un’altra storia.
Efficienza svizzera
Un’efficienza che garantisce al gestore un ricco ricarico spese sulla nuova fatturazione. Tra l’altro – aggiungiamo – la lettera di recupero crediti (che vale altri 10 euro più Iva) non è neanche raccomandata.
Ma fin quando questo meccanismo, pienamente legittimo si dice, non diventa vessatorio? Perché se l’utente paga non viene stoppata la procedura di recupero crediti? Perché si è così precisi nel richiedere le prestazioni altrui e si omettono le proprie? Quante altre volte è successo? Quanto ha incassato così facendo Acea?