Da La Provincia Quotidiano del 14 luglio 2010
E’ il Lazio la regione che pagherà di più tutte per i tagli imposti dalla manovra finanziaria. I dati sono quelli pubblicati ieri dal quotidiano Repubblica ed elaborati dalla Cgia di Mestre, associazione di categoria che raggruppa piccole e medie imprese e artigiani.
Nel biennio 2011-2012 alla regione che ospita la capitale dovrebbero essere “tolti” 1,3 miliardi di euro. Tantissimi se si confronta il dato con quelli relativi ad altre importanti regioni italiane:
alla Lombardia, infatti, i tagli ai trasferimenti statali porteranno via meno di 952 milioni di euro, al Veneto meno di 808 milioni, alla Campania meno di 542 milioni e via scendendo.
Cifre ottenute dall’ufficio studio della Cgia e basate su valutazioni statistiche che però vengono considerate “molto vicine alla realtà”.
Il settore che maggiormente dovrebbe risentire della stretta imposta dalla manovra economica è quello dei trasporti: il taglio dovrebbe sfiorare i 457 milioni di euro.
144 milioni li perderà il settore legato all’industria, il commercio e l’artigianato; 102 milioni di euro in meno, invece per l’assistenza sociale.
A fronte dei 457 milioni tolti al Lazio per i trasporti, la Lombardia, ad esempio né perde solo 275, il Veneto 149 milioni.
Ridotti nella regione laziale anche gli stanziamenti per l’edilizia abitativa: meno 98 milioni (la solita Lombardia nel perde 19)
Economie imposte al Lazio che non tarderanno a far sentire il proprio peso sui servizi offerti ai cittadini i quali, nel Lazio, si trovano anche a fare i conti con l’aumento delle imposte.
A causa del mancato rispetto del patto della sanità nel 2009, infatti, dal 1° luglio sono scattate, come noto, le aliquote maggiorate per l’Irpef regionale e l’Irap. Un aumento automotico previsto in finanziaria per le regioni che non sono state in gardo di contenere nei limiti previsti il deficit sanitario.
Su base nazionale è sempre il comparto dei trasporti su cui maggiormente si accanisce la mannaia calata dal ministro dell’Ecomonia Giulio Tremonti. Complessivamente le regioni a statuto ordinario potrebbero subire un taglio pari a 2,31 mld di euro in tale settore.
Subito dopo la voce di spesa più colpita dai tagli dovrebbe essere il territorio, con una contrazione dei trasferimenti pari a 1,25 mld di euro. In questa funzione sono inclusi gli investimenti per la difesa del suolo, le opere idrauliche, la gestione delle aree urbane nonché gli interventi contro le calamità naturali.
Al terzo posto c’è la funzione relativa all’amministrazione generale: in questa voce figurano le spese per il personale, l’ordinamento degli uffici, gli organi istituzionali, la sicurezza pubblica e la manutenzione e la costruzione degli uffici regionali. In termini complessivi, il taglio biennale dovrebbe essere pari a 1,19 mld di euro.
Quarta voce più penalizzata potrebbe essere l’assistenza sociale: i mancati trasferimenti dallo Stato centrale potrebbero essere pari a 878 milioni di euro.
Scorrendo la classifica dei tagfli stimata dalla Cgia si trovano l’Industria, commercio e artigianato (-642 milioni di euro), la formazione professionale (-550 milioni di euro), l’agricoltura, foreste, caccia e pesca (-518 milioni euro), l’istruzione (-507 milioni euro), l’edilizia abitativa (-505 milioni euro), ed, infine, il turismo (-136 milioni di euro).