Da La Provincia Quotidiano dell’11 aprile 2018
di Cesidio Vano
«Serve un nuovo scalo aeroportuale nel Lazio, dedicato alle compagnie low cost». Parola di Roberta Lombardi, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione, che ieri, parlando ad un convegno sul futuro di Alitalia.
«Per far fronte all’aumento dei passeggeri su Roma, senza ampliare l’aeroporto di Fiumicino né incrementare il numero di voli di Ciampino – ha detto la pentastellata -, è necessario progettare una rete aeroportuale regionale, inserita in una pianificazione nazionale della rete aeroportuale, che punti alla creazione di un nuovo scalo di interesse regionale».
Per Lombardi, inoltre, il potenziale scalo minore del Lazio dovrebbe essere «dedicato alle compagnie low cost come in ogni grande capitale occidentale» e prevedere «l’adeguamento della rete viaria e ferroviaria per i collegamenti con il centro di Roma e le altre province» e «misure per stimolare la crescita delle attività produttive (turismo, commercio, agricoltura, pesca, turismo) nell’area prescelta per lo scalo». A ben vedere, né più né meno, le stesse parole e le ragioni che già 10 anni fa hanno sostenuto in Ciociaria la necessità di progettare e realizzare uno scalo aeroportuale nel capoluogo.
Infatti, l’esigenza di un nuovo aeroporto per il Lazio non è una novità per la Ciociaria, né per Frosinone che negli anni passati si era candidata per la realizzazione di uno scalo ottenendo proprio dalla regione Lazio, con un’apposita legge, un finanziamento di circa 3 milioni di euro per mettere a punto il progetto e sostenere la fase di start-up.
Quell’iniziativa, fortemente voluta dall’allora presidente della provincia Francesco Scalia (Pd), si è poi schiantata contro le resistenze politiche e ambientaliste al progetto e contro la leggerezza con cui dopo di Scalia è stata condotta la fase di attuazione.
L’idea di un aeroporto a Frosinone partiva però da un’esigenza reale, ancora oggi non soddisfatta: quella di dover alleggerire il traffico aereo su Roma, che vede lo scalo di Fiumicino super affollato e quello di Ciampino destinato allo smantellamento.
Un’esigenza tanto sentita che la stessa Regione aveva individuato Viterbo come sito ideale per ospitare un nuovo aeroporto regionale, da finanziarsi interamente con fondi pubblici. La Tuscia aveva prevalso sulla Ciociaria grazie a buoni sponsor politici dell’epoca; Frosinone aveva ripiegato sul project financing: lo scalo si sarebbe fatto ugualmente ma lo avrebbero finanziato i privati che poi avrebbero gestito le infrastrutture (lo stesso sistema, per capirci, con cui si sta realizzando il nuovo stadio).
Una mossa che scommetteva sulle lungaggini e gli imprevisti di un’opera finanziata dallo Stato. E, infatti, il progetto di Viterbo è atterrato ben prima di decollare, quando con l’arrivo del governo ‘in loden’ dei professori, è entrata in voga la spending review: tagli alle spese e austerità.
Addio, dunque, al progetto nella Tuscia ma, per altre ragioni, non è andata meglio al project financig di Frosinone.
Al bando per individuare i potenziali partner privati, benché tutto fosse pronto, non si è mai arrivati. Le prime bocciature del progetto da parte dell’Enac, anche se poi superare, sono risultate fatali per la sorte dell’iniziativa che, complice anche appetiti più umani che imprenditoriali, ha trovato lo stop definitivo con l’inchiesta avviata sulle spese pazze fatte con i soldi destinati al progetto. Inchiesta che oggi vede ancora sotto processo alcuni protagonisti di quella stagione.
Ma un nuovo aeroporto al Lazio serve. Lo dicono ora anche i grillini. Lo hanno detto, di recente, a Latina (dopo essere stati categoricamente contrari a Frosinone) pure gli esponenti di Forza Italia, che sognano lì lo scalo. Resta da capire, in questo nuovo capitolo dalle notevoli potenzialità di sviluppo, quale ruolo vorrà giocare questo territorio, se sarà capace di superare le guerre di partito e di steccati politici. Resta da capire, insomma, se Frosinone sarà o meno della partita.