Acqua. I sindaci dicono ‘no’ alla fusione societaria, Acea ora vuol chiedere i danni


Da La Provincia Quotidiano del 23 febbraio 2016

di Cesidio Vano
Il diniego formale alla fusione societaria tra l’Acea Ato5 Spa e l’Acea Ato2 Spa è stato comunicato il 19 febbraio dal presidente dell’Ambito territoriale ottimale, Antonio Pompeo, all’Acea Spa e alla società concessionaria del servizio idrico in Ciociaria. Una nota spedita per posta certificata che, in poche righe, richiamata la normativa in materia, esprime il parere contrario. Una comunicazione secca, al momento – parrebbe – non motivata nonostante la precisa previsione della Convenzione di gestione.

Domenica 21, del resto, era l’ultimo giorno utile (il 60° dalla richiesta del parere) trascorso il quale sarebbe scattato il silenzio assenso dell’Ambito all’operazione.

L’indicazione dei sindaci
Giovedì scorso, l’assemblea dei sindaci, chiamata a dire la propria sulla richiesta di fusione societaria, si era espressa all’unanimità contro tale ipotesi dando indicazione al presidente – a cui spetta la valutazione di merito – di dire ‘no’.

Il piano di Acea
L’intenzione della Multiutility romana Acea, annunciata già a fine del 2015 nell’ambito dell’operazione di riorganizzazione interna finalizzata ad abbattere i costi ed efficientare i servizi, è quella di inglobare la società che gestisce il servizio idrico in Ciociaria (Acea Ato5) nella più robusta (Acea Ato2) che opera su Roma e provincia.
I sindaci ciociari temono che possa derivarne, oltre che una soggezione agli apparati romani, anche un peggior servizio per gli utenti. Per il gruppo controllato dal Comune di Roma, invece, la ristrutturazione aziendale, nulla togliendo, alla gestione ciociara prometterebbe invece economie e miglioramenti gestionali tali da portare, nel giro di tre o quattro anni, ad un abbattimento delle tariffe.

Il gestore valuta possibili azioni risarcitorie
Anche per questo, la dirigenza di Acea ha in programma di esaminare e valutare, già nel prossimo Cda, la legittimità e la portata del diniego espresso dall’Ato5, anche al fine di avviare le eventuali azioni a tutela degli interessi aziendali e dell’immagine del Gruppo Acea.

Le ragioni del ‘no’
Sulle ragioni dei sindaci, di più si potrà capire non appena saranno resi accessibili gli atti assunti nel corso della Conferenza d’ambito di giovedì scorso. Anche se a dettare le mosse, sicuramente molto ha contribuito il parere legale richiesto dalla Segreteria tecnico operativa dell’Ato5 e firmato dall’avvocato fiorentino Riccardo Farnetani che, sostanzialmente, pur ritenendo ragionevole – trattandosi della stessa compagine societaria – che la Spa risultante dalla fusione possieda i requisiti di tecnici e di solidità finanziaria richiesti, pone diverse questioni in merito al fatto che il nuovo soggetto assuma, solidarmente con i soci che lo compongono, tutte le obbligazioni previste dal bando di gara e dalla Convenzione.

Per il legale dell’Ato, inoltre, la mancata esibizione del piano di fusione – benché richiesto ad Acea – non avrebbe consentito all’Ato di compiere tutte le valutazioni di propria competenza. Nel suo parere, l’avvocato argomenta che la nuova società svolgerebbe la parte maggiore del suo lavoro nell’ambito di Roma e quindi fuori dal territorio di Ato5 violando l’obbligo di esclusiva. Il legale pone poi anche alcune questioni in merito alla possibilità che i soci della Spa risultante dalla fusione possano assumersi, solidarmente con la società, gli obblighi previsti dalla Convenzione, argomentando che dopo la fusione i soci di Acea Ato2 saranno oltre ad Acea (con oltre il 95%)anche, seppur per quote minuscole, la Città metropolitana di Roma e Roma Capitale che opererebbero quindi al di fuori dei loro confini territoriali, avanzando dubbi su tale possibilità.

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