Da La Provincia Quotidiano del 18 febbraio 2016
di Cesidio Vano
La conferenza dei sindaci dell’Ato5 di Frosinone è oggi chiamata a valutare se ci siano le condizioni per avviare la procedura, indicata dall’art. 34 della Convenzione di gestione del servizio idrico integrato sottoscritta con Acea Ato5 spa, finalizzata a dichiarare – in caso ne ricorrano i presupposti – la risoluzione del contratto di affidamento.
La questione è molto tecnica e sarà pane per tanti avvocati. Proviamo a spiegarla.
In sintesi, l’art. 34 prevede che, qualora il ripetersi o la gravità delle inadempienze del gestore nella conduzione del servizio mettano a rischio la continuità, la qualità o il raggiungimento degli obiettivi del servizio medesimo, si può dichiarare la risoluzione del contratto a patto che preventivamente si sia proceduto ad una “diffida ad adempiere” come regolata dall’art. 1454 del codice civile: ovvero è necessario diffidare l’Acea a fare, entro un termine di tempo congruo, le cose per cui risulta inadempiente. Solo trascorso inutilmente tale termine si potrà ritenere e denunciare risoluto di diritto il contratto.
I sindaci sono convinti che Acea abbia tenuto un comportamento inadempiente da anni. Acea sostiene da anni il contrario, ribadendo spesso che le cose che non si sono fatte dipendono in realtà, sì, da inadempienze ma dei sindaci: come quelle in materia tariffaria. Fin qui ha avuto sempre ragione e i cittadini lo hanno capito quando in bolletta si sono ritrovati 75 milioni di euro di maxiconguaglio.
Oggi, però, l’Ato5 presieduto da Antonio Pompeo e la Segreteria tecnico-operativa dell’Ambito dovranno portare le carte, i numeri, le contestazioni fatte e non rispettate. Nelle bozze di delibera di diffida circolare fino ieri ci sono pagine zeppe di riferimenti a inadempienze di Acea, resta da capire se oltre ad elencarle in quest’occasione, l’Ato5 le abbia anche espresse al gestore nella forma prevista dall’art. 30 della convenzione, che detta la procedura da seguire ed anche le sanzioni da applicare al gestore inadempiente. Finora di sanzioni ad Acea non se ne sono viste e, se c’erano le inadempienze, l’Ato e la Sto devono spiegare anche il perché. C’è da sperare che almeno le contestazioni formali ci siano state: i sindaci e la Sto dicono di sì; Acea fino all’altro ieri ha detto, al contrario, di non aver mai ricevuto una, che sia una, delle circa 800 ‘inadempienze contrattuali’ di cui ora la Sto parla nelle sue ultime relazioni.
Toccherà oggi al plenum dei sindaci dell’Ato5 fare chiarezza al riguardo: capire chi dice la verità e certificare con il proprio voto come le numerose, ripetute e gravi inadempienze ci siano davvero. Non che non ci siano nella realtà – si badi bene – ma ci siano in quella forma (l’art. 34 richiama esplicitamente l’art. 30) richiesta dal contratto e tale da legittimare la risoluzione, per evitare che poi – alla fine – dalla ragione si passi al torno, cosa che purtroppo è ripetutamente già successa e di cui ancora oggi, e per anni, ne stanno pagando e ne pagheranno le conseguenze i cittadini utenti.
Il rischio che tutta la vicenda finisca – quando e se si denuncerà la risoluzione del contratto – in un enorme contenzioso giudiziario con pretese milionarie dall’una e dall’altra parte, è una certezza. Lo diciamo perché va detto. Perché sono i cittadini i primi a farne le spese. E prendiamo anche atto che c’è pure chi – a ragione aggiungiamo – rimprovera come, in passato, lo spettro di un’azione giudiziaria di Acea contro i comuni – se non personalmente contro i sindaci – che avessero votato la risoluzione è stata agitata per spaventare e far desistere gli amministratori più timorosi, evitando la resa dei conti.
Oggi molti sindaci, non tutti, parteciperanno alla Conferenza con un mandato esplicito, votato dai loro consigli comunali, che li impegna a dare l’assenso all’avvio della procedura di diffida ad adempiere. Sarà l’assemblea a fissare il ‘congruo tempo’ entro cui il gestore dovrà mettersi a posto con le inadempienze sollevate. Si parla di 3 o 6 mesi, durante i quali, se da una parte Acea dovrà rimboccarsi le maniche, dall’altra i primi cittadini dovranno riuscire a mantenere il dente avvelenato contro il gestore. Dente che hanno improvvisamente scoperto dolorante – non tutti ma alcuni proprio sì – solo a pochi mesi dalle elezioni amministrative. Perché se così non sarà. Oggi avremmo solo scherzato.