Da La Provincia Quotidiano del 10 luglio 2010
«La tariffa idrica da applicare ai Comuni dell’Ato 5 deve essere quella prevista nel piano d’ambito redatto nel 2003, quando l’Acea Ato 5 si è aggiudicata la gestione del servizio, pari, per il 2010, a 1,27 euro a mc». E’ quello che, in sintesi, ha scritto la Commissione nazionale di vigilanza sulle risorse idriche all’Autorità d’ambito di Frosinone esprimendo il suo parere sulla disputa che vede contrapposti Ato 5 e società gestore del servizio idrico.
L’argomento, come noto, è già materia di dibattito (è pendente pure un ricorso al Tar che si pronuncerà nel merito il prossimo 22 luglio) tra la società che gestisce il servizio (l’Acea Ato 5 Spa) e la relativa Autorità d’ambito (l’Aato 5), guidata dal presidente della provincia Antonello Iannarilli. Nei giorni scorsi sul punto è intervenuta, come accennato, la Conviri (Commissione nazionale di vigilanza sulle risorse idriche), organismo che a maggio 2009 ha sostituito il Coviri (Comitato di vigilanza sulle risorse idriche).
Tornando alla nota della Conviri, a parere della Commissione ed in attesa della definizione giudiziale della vicenda, si deve applicare ai consumi la tariffa idrica che era prevista per l’anno in corso dal piano d’ambito che nel 2003 la stessa Acea ha presentato per l’aggiudicazione del servizio e che per il 2010 è di 1,27 euro/mc. Ma, non solo. La Commissione, infatti, dice anche che, a fronte di tale tariffa, l’Acea deve realizzare l’ammontare di investimenti che lo stesso piano prevedeva per le varie annualità (e si tratta di circa un centinaio di milioni di euro).
«La Commissione – ha spiegato ieri il presidente Iannarilli – ci ha chiesto una risposta in merito. La stiamo preparando e la inoltreremo lunedì prossimo. Per adesso la tariffa resta quella di 0,94 euro, vedremo cosa ci risponderanno. Il problema restano gli investimenti: se bisogna applicare la tariffa prevista nel piano di 1,27 euro, allora devo essere realizzati anche i 100 milioni di investimento. Ci sono? Ne mancano 70? Allora la cosa è diversa e questo sosteniamo nella nostra risposta».
La vicenda è molto complessa. In estrema sintesi: nel 2007, l’assemblea dei sindaci dell’Ato 5 riconobbe all’Acea maggiori spese e costi per 10.700.000 euro sostenuti nella gestione del servizio rispetto a quelli previsti dal contratto di appalto vinto nel 2003 e, conseguentemente, riconobbe un adeguamento in rialzo della tariffa reale media con applicazione anche retroattiva (a partire dal 2006). A dicembre 2009, con l’arrivo della nuova amministrazione provinciale, l’assemblea dei sindaci decise di annullare gli aumenti concessi. Lo scorso aprile, la stessa assemblea ha stabilito una tariffa idrica provvisoria per il 2010 di 0,94 euro/mc (quella vigente nel 2005, prima cioè degli aumenti). La decisione di cancellare gli aumenti è sta impugnata al Tar dall’Acea che lamenta danni tanto ingenti da minare la sopravvivenza della società e che, già in via provvisoria, ha chiesto ai giudici amministrativi 40 milioni di euro di risarcimento se quella revoca non verrà a sua volta annullata. Il Tar dovrebbe decidere, come detto, il prossimo 22 luglio.
L’annullamento degli aumenti ha inciso sui conti della società gestore che ha chiuso il bilancio 2009 con oltre 15.000.000 di euro di perdite. Nel frattempo, Ato 5 e Acea ha riavviato il tavolo di conciliazione nel tentativo di trovare un accordo che riveda e stabilisca definitivamente il costo del servizio in tutto il periodo dal 2003 ad oggi.