Vertice tra Consulta e Acea Ato 5


Da La Provincia Quotidiano del 5 giugno 2010

di cesidio vano
Non sembra che il confronto in atto tra Acea Ato 5 e Consulta d’Ambito sull’importo della tariffa idrica per il 2010 possa condurre a risultati positivi. Ieri mattina, alle 10, i sette sindaci che compongono la Consulta ed il presidente della Provincia, Antonello Iannarilli, che vi è a capo, si sono incontrati con il presidente della Spa che gestisce il servizio idrico integrato nell’ambito territoriale di Frosinone ed un altro amministratore dell’azienda. Al centro del confronto la richiesta di Acea Ato 5 di rivedere il costo dell’acqua per i consumi 2010, attualmente fissato – dopo che i sindaci lo scorso novembre hanno annullato gli aumenti concessi da loro stessi ad Acea nel 2007 – a 0,94 euro a mc. Tariffa che era in vigore nel 2005 e che, provvisoriamente, è stata ripristinata. Per la società gestrice, però, tale importo è insufficiente a garantire gli equilibri di bilancio e, per coprire le sole spese di gestione, servirebbe almeno una tariffa di 1,27 euro a mc. Aumento di 0,33 euro, che però non tutti i sindaci sono pronti a votare e che ha trovato finora la netta opposizione del presidente della provincia, Iannarilli, che nella riunione di ieri, però, è apparso – dicono alcuni dei presenti – più possibilista. Un altro problema relativo all’aumento sarebbe quello dell’assenza dei riscontri (investimenti effettuati) che la legge pone come indispensabili per rivedere il tutto.
Una nuova e più salata tariffa, qualora i sindaci decidessero – nell’assemblea già fissata il prossimo 7 giugno – di votare l’aumento, potrebbe però risolvere solo i problemi di bilancio (e neanche tutti) relativi all’anno in corso. Resterebbe irrisolto, infatti, il problema rappresentato dai circa 40 milioni di perdite che registrano i conti dell’Acea nel 2009. Il relativo bilancio societario deve essere approvato entro il prossimo 30 giugno. L’assemblea dei soci Acea Ato 5 è già fissata per il 15. Per evitare la messa in liquidazione occorre, allora, che i soci decidano di ricostituire il capitale della società “mangiato” dalle perdite di esercizio. Occorrerebbero tra i 10 e i 20 milioni di euro. Uno sforzo che i soci di Acea Ato 5 potrebbero fare solo a condizione che, per il nuovo esercizio finanziario, con l’aumento della tariffa venisse assicurato almeno il pareggio della gestione del servizio.
L’ultima parola spetta, comunque, all’assemblea dei sindaci, convocati, come detto, per lunedì prossimo. La proposta sul da farsi finora abbozzata è quella di affidare al presidente Iannarilli e ad un paio di sindaci l’incarico di trattare ulteriormente con Acea Ato 5 per cercare un’intesa che salvi capra e cavoli: cioè i conti della società e le tasche dei cittadini. Un’intesa che il finora riottoso Iannarilli sarebbe a questo punto pronto a cercare e anche a sottoscrivere.

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