Acqua, Iannarilli: non proporrò aumento della tariffa


Da La Provincia Quotidiano del 23 maggio 2010

di Cesidio Vano
«Agli atti io non ho alcuna richiesta ufficiale di aumentare la tariffa idrica. Chiarisco subito che questa è una proposta che io non farò mai all’Assemblea dei sindaci. Non è possibile che se un’azienda va male, si carichino i debiti sui cittadini». Parola di Antonello Iannarilli, presidente della provincia di Frosinone e dell’Ato5. Iannarilli appare determinato a tenere la posizione in una battaglia per il costo e la gestione dell’acqua che è partita con la sua campagna elettorale nel 2009.
E’ notizia di ieri che l’Acea Ato5 Spa, la società appaltatrice del servizio idrico integrato in provincia di Frosinone, ha fatto sapere che, se la tariffa idrica per il 2009 resterà quella stabilita lo scorso aprile dai primi cittadini in seguito all’annullamento degli aumenti accordati alla Spa nel 2007, il suo bilancio di quest’anno chiuderà con perdite milionarie e l’azienda sarà costretta ad avviare la procedura di messa in liquidazione. Il rischio per gli 88 comuni dell’Ato è che l’Acea chiami tutti a rispondere del danno causatole: decine di milioni di euro.
Ma a rendere ancora più battagliero Iannarilli è anche la notizia di un pranzo che si è svolto presso l’Hotel Cesari di Frosinone, venerdì alle 13, alcune ore prima cioè della Consulta dei sindaci convocata dal presidente della provincia per relazionare della situazione creatasi con l’Acea Ato5. A quel pranzo avrebbero partecipato alcuni funzionari di Acea ed alcuni sindaci, sia di centro destra che di centro sinistra. Nell’occasione si sarebbe parlato della difficile situazione economica generata nei conti della Spa e dell’esigenza di rivedere in aumento la tariffa idrica per impedire il dissesto di bilancio e le conseguenze per il servizio e quindi i cittadini. Un appello riservato, che più di qualche sindaco si sentirebbe ora di raccogliere, preoccupato anche per l’esito negativo che un’azione legale di Acea potrebbe ingenerare. Per qualche altro primo cittadino, però, sarebbe una sorta di “aut aut”, come già nel 2007, a cui non si dovrebbe cedere.
«Sono io che posso chiedere i danni All’Acea Ato5 – dice da parte sua Iannarilli – perché ci sta facendo perdere i 100 milioni di finanziamento avuti alcuni anni fa con il vecchio accordo di programma, e per i quali toccherebbe ora all’azienda adesso copartecipare all 30%, soldi che però non mette. Potrei farlo perché la società non versa alla Sto (la Segreteria tecnico organizzativa dell’Ato, ndr) i 3 milioni di euro per pagare i mutui accesi, e non ci sono più soldi. Poi, ripeto, non c’è alcuna richiesta ufficiale di aumento delle tariffe se non quello che si dice attorno ai tavolini di un ristorante».
Ma, soprattutto, Iannarilli non accetta il discorso per cui se l’azienda non riesce ad ottenere utili le perdite debbono essere ricaricate sulle bollette dei cittadini. «Il discorso, poi, è anche un altro – dice il presidente dell’Ato -. Ci sono delle perdite? Fateci vedere i conti, la carte. Vogliamo sapere se non sono causate da spese pazze di cui noi non vogliamo farci carico. Ma finora le richieste in tal senso – dice – non sono state soddisfatte. Ancora: un altro argomento dolente è quello degli investimenti. Quanti ne ha fatto Acea? Ma lo sapete – ci spiega – che i miei uffici hanno chiesto formalmente alla società l’elenco delle opere realizzate e non c’è stato fornito? Eppure, gli investimenti sono una delle voci fondamentali, una delle componenti su cui parametrare la tariffa. E’ una cosa da pazzi pensare oggi di caricare tutti i costi sugli utenti. Io non sono d’accordo a farlo e non chiederò di farlo, se poi i sindaci decideranno diversamente sarà un loro problema spiegarlo ai propri cittadini».
Un’altra cosa risulta indigesta al presidente: «Ma chi lo dice che se l’Acea fallisse, con la nuova gara ci sarebbero tariffe più alte, dove sta scritto? L’Acea minaccia di andarsene? E se ne vada pure a casa! Noi rifaremo la gara».
Più pacata e riflessiva, invece, la posizione di Fabio De Angelis, vicepresidente della provincia con delega alle risorse idriche ed a cui alcuni sindaci di centro destra avrebbero già suggerito di chiedere a Franco Fiorito, coordinatore provinciale del Pdl, una riunione per decidere, quale forza politica, come comportarsi: «Bisogna capire bene cosa succede. Se l’Acea Ato5 sarà messa in liquidazione, ci saranno 18 mesi di gestione in cui si farà solo l’ordinaria amministrazione e nei quali si dovrà trovare un nuovo gestore con il forte rischio che la tariffa idrica, alla fine, sarà ancora più salata – dice De Angelis -. Poi vanno valutate le eventuali richieste di indennizzi che potrebbero arrivare sui comuni dalla società». De Angelis non giudica male neanche la soluzione prospettata nel corso della Consulta di venerdì, per cui si potrebbe provvisoriamente stabilire una nuova tariffa per il 2009/’10 che eviti la bancarotta ad Acea. Si è parlato di portare la tariffa a 1,27 euro a mc contro i 0,98 attuali. «Non è una richiesta campata in aria – ha detto De Angelis – ma quel valore è quello che la tariffa avrebbe dovuto avere nel 2010 secondo il piano con cui nel 2003 l’Acea ha vinto la gara. Certo serve a questo punto un’informazione certa e chiara da parte di Acea su quanto fatto finora, gli investimenti, ecc. in modo da vedere e valutare. Potrebbe essere una soluzione tampone, in attesa delle decisioni definitive, per evitare il fallimento di Acea».
A rendere ancora più complessa la vicenda ci sono poi due procedimenti giudiziari in atto: uno penale avviato dalla procura in seguito all’aumento delle tariffe deliberato nel 2007, quando i sindaci riconobbero all’Acea (e così ritennero di appianare) maggiori costi rispetto a quanto preventivato nel bando di gara; ed uno amministrativo davanti al Tar dove è ricorsa proprio Acea Ato5 dopo che a dicembre 2009 gli stessi sindaci hanno annullato gli aumenti del 2007. La società lamenta le maggiori spese sostenute (che proprio i sindaci le avevano riconosciuto) e i ritardi con cui il passaggio del servizio è avvenuto, avanzando una prima richiesta di danni (40 milioni) qualora non venga ripristinata la precedente tariffa idrica. La decisione del Tar è attesa per il 22 luglio. Entro il 15 giugno, però, l’Acea Ato5 deve approvare il bilancio e se il costo dell’acqua (la cosiddetta tariffa reale media) resterà a 0,98 centesimi (come era nel 2005) la messa in liquidazione sarà automatica. La consulta si riunirà di nuovo il prossimo 1 o 4 giugno, poi il 7 toccherà all’assemblea dei sindaci dire cosa fare e quale linea tenere nei confronti di Acea Ato5.

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