Da La Provincia Quotidiano dell’8 aprile 20101
Una bocciatura che arriva direttamente dal ministero dell’Istruzione. E’ quella sulla sicurezza delle scuole ciociare che, stando ad un documento diffuso dal dicastero retto dal ministro Mariastella Gelmini, sarebbe a livelli disastrosi. Non sarebbe affatto così, invece, secondo l’assessore provinciale all’Edilizia scolastica, Gianluca Quadrini, che ritiene i dati diffusi ieri falsi, incompleti ed inattendibili. IL MINISTERO
Stando al rapporto del ministero, il 70% delle scuole ciociare sarebbe a rischio (una percentuale altissima se si considera che la media del Lazio si ferma al 40%) inoltre la provincia di Frosinone, assieme a quella di Rieti, si pone al primo e poco lusinghiero posto regionale. Ieri, a rivelare questi dati è stato il quotidiano La Repubblica, che ha annotato: «Quasi 300 mila alunni, 25 mila insegnanti e 5 mila unità di personale Ata ogni giorno frequentano scuole della regione a rischio sicurezza. Questa volta, è lo stesso ministero dell’Istruzione a fornire la dimensione di un fenomeno più volte denunciato da associazioni di cittadini e ambientaliste, senza tuttavia avere mai conferme o smentite da viale Trastevere». Milletrecento nel Lazio le scuole poco sicure, circa 4 ogni 10. I dati a cui fa riferimento Repubblica sono quelli contenuti nel «decreto sottoscritto in gran segreto dai ministri dell’Istruzione e dell’Economia lo scorso 23 settembre ma che viene alla luce soltanto qualche giorno fa. Si tratta del cosiddetto “Piano generale di riqualificazione dell´edilizia scolastica” che sottrae dall’aumento del numero di alunni per classe gli edifici scolastici meno sicuri». La media nazionale degli edifici scolastici a rischio è del 30%. Nel lazio, come detto, si sale al 42%, a Frosinone la percentuale si impenna e raggiunge – secondo i rilievi effettuati dal ministero il 70 per cento. Vero e proprio record. Ma quali sarebbero i malanni di cui soffrirebbero tali edifici? Sono in genere scuole «particolarmente vecchie, con tipologia strutturale obsoleta e in precarie condizioni di manutenzione. O ancora, senza tutte le certificazioni che ne attestino la sicurezza e con elementi costruttivi potenzialmente pericolosi». Sono gli enti locali che dovrebbero occuparsi della manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici: i comuni per le scuole materne, elementari e medie e le province per le scuole superiori. Sempre secondo i dati del ministero dell’Istruzione, la scuola più malmessa dell’intera regione sarebbe quella del comune di Vallemaio in Ciociaria.
L’ASSESSORE
«La situazione non è assolutamente quella descritta nell’articolo di Repubblica – dice L’assessore Quadrini -. Io ho visitato la scuola di Vallemaio e non è affatto in condizioni così allarmanti. Ma sono inattendibili anche i dati sul resto degli edifici scolastici della provincia». Quadrini ammette di non conoscere il rapporto del ministero che, del resto, è stato consegnato ai sindacati solo alcuni giorni fa (il decreto dovrebbe essere pubblicato entro fine mese, ndr) ma è sicuro di conoscere lo stato delle scuole ciociare molto meglio di chi sta dietro una scrivania a Roma. «Faccio solo un esempio – dice – l’unica scuola che è chiusa per i problemi riportati dopo il sisma dell’anno scorso è il liceo classico di Arpino e di quello neanche si fa cenno. Questo mi fa capire che i dati sono approssimativi». Dalla sua parte, l’assessore ha anche il recente rapporto di Legambiente che invece assegna alla provincia di Frosinone un ottimo posizionamento nazionale e regionale (terza in Italia e prima nel Centro-sud) per gli investimenti fatti sulla manutenzione straordinaria sugli edifici scolastici. «Abbiamo stanziato oltre 6 milioni di euro per la sicurezza delle scuole – ricorda infine Quadrini – e molti interventi messi a bando inizieranno entro ottobre. Sono il primo a dire che forse solo il 20% degli edifici scolastici ciociari ha tutte le certificazioni a posto. Non lo nascondo, ma posso altrettanto sostenere che il resto dei plessi è ugualmente in ottime condizioni, non certo peggiori di quelle di tante altre province, Roma compresa».