Parti Cesarei, in Ciociaria si continua a nascere con il bisturi


Da La Provincia Quotidiano del 14 settembre 2010

Nonostante per l’Organizzazione mondiale della Sanità i parti cesarei non dovrebbero superare il 20% del totale. I dati che giungono dalla regione Lazio e dalla provincia di Frosinone dimostrano come le strutture sanitarie del territorio preferiscano di gran lunga praticare questa procedura rispetto al parto naturale.
Nei giorni scorsi, l’Agenzia regionale per la sanità pubblica, l’Asp, ha reso noto i dati provvisori sul numero di parti cesarei operati negli ospedali pubblici o convenzionati del Lazio e relativi ai primi 5 mesi del 2010 (gennaio-maggio).
L’attenzione sul numero di parti effettuati con l’uso del bisturi si è accentuata nelle scorse settimane dopo il caso del piccolo Jacopo, il neonato deceduto lo scorso 28 agosto al Policlinico casilino a Roma. L’episodio ha convinto la governatrice del Lazio, Renata Polverini, a far svolgere un’inchiesta sul sospetto “abuso” di questa pratica proprio all’Agenzia di sanità pubblica regionale.
Nella nota che introduce i dati aggiornati dall’agenzia scrivono: «Nel 2009, nel Lazio, il ricorso al taglio cesareo è stato pari al 45% per 100 nati vivi; nel 2008 tale percentuale era pari al 44%. Tale valore risulta significativamente più alto rispetto a raccomandazioni di agenzie internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità che consiglia un ricorso al taglio cesareo non superiore al 20%. Nell’interpretazione del fenomeno, oltre a fattori clinici, devono essere presi in considerazione anche fattori non clinici legati all’ambiente assistenziale, alle conoscenze ed attitudini dei singoli operatori nonché al contesto sociale, culturale e sanitario nel quale la donna vive la sua esperienza riproduttiva. Nella regione Lazio, nel 2009, erano operative 49 maternità (nel 2008 erano 54): 25 collocate in Istituti di ASL, 3 in Aziende Ospedaliere, 2 in Aziende Universitarie, 4 in istituti Classificati, 8 in Case di Cura accreditate ed 7 in Case di Cura non accreditate. Per l’anno 2009 si può osservare un’attività residua di 4 reparti in chiusura». Tra quelli “chiusi” e che non figurano più nei dati dei primi mesi del 2010 ci sono anche due strutture della Ciociaria: la clinica privata accreditata Sant’Anna e l’ospedale civile di Anagni.
Restano quindi quattro le strutture della provincia di Frosinone che si occupano di ostetricia: l’ospedale Umberto I di Frosinone; l’ospedale Santa Scolastica di Cassino; l’ospedale SS. Trinità di Sora e l’ospedale San benedetto di Alatri.
In queste quattro strutture il maggior tasso di parti cesarei spetta al “San Benedetto”. Nel nosocomio alatrense nei primi 5 mesi di quest’anno, su 173 nati vivi, ben oltre la metà (il 64,7%) sono nati in sala operatoria. Segue, nella classifica ciociara, l’ospedale di Sora con 122 nati vivi ed il 38,5% di cesarei. Subito dopo c’è l’ospedale Santa Scolastica di Cassino dove i nati vivi sono stati 260 ed il 37,7% grazie all’intervento del bisturi. Chiude l’ospedale Umberto I di Frosinone, con 267 nati vivi e il 34,5% di cesarei. Nella classifica regionale (guidata dalla clinica privata di Santa Maria da Leuca con l’83,8% di parti cesarei) i nosocomi frusinati si collocano: Alatri 9°, Sora 33°, Cassino 34° e Frosinone 40° su 49 strutture.

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