Da La Provincia Quotidiano del 10 aprile 2010
Il Tar del Lazio, sezione di Latina, ha fissato per il prossimo 29 aprile la seduta di camera di consiglio nella quale valuterà se sospendere o meno la delibera dell’assemblea dei sindaci del 21 dicembre 2009 con cui sono stati annullati gli aumenti della tariffa idrica che invece erano stati stabiliti nel 2007 dopo che si era riconosciuto, in via transattiva, alla società gestrice del servizio idrico integrato, l’Acea Ato 5 Spa, maggiori costi ( per 10.700.000 euro) rispetto a quanto previsto nel bando di affidamento. Giovedì mattina, infatti, l’Acea Ato 5 – che già aveva impugnato l’atto in parola davanti al Tribunale amministrativo – ha depositato nuovi motivi aggiunti al ricorso chiedendo ai togati amministrativi l’emissione di un provvedimento cautelare che sospenda l’efficacia della decisione assembleare di revocare gli aumenti tariffari accordati 3 anni fa e applicati anche retroattivamente dalla fatturazione 2006. L’istanza sarà discussa, come detto, il 29 aprile e dalla decisione dei giudici dipenderà il futuro della gestione del servizio idrico in provincia di Frosinone ed anche il futuro dei rapporti tra l’Autorità d’Ambito e l’Acea Ato 5 Spa. Giovedì sera, infatti – ed è questa notizia di ieri -, l’assemblea dei sindaci, riuscendo a sciogliere il nodo sulla nomina della Consulta – una sorta di esecutivo dell’Ato 5 – ha anche stabilito, in via provvisoria e salvo conguaglio, che per la fatturazione dei consumi 2010 (quelli dell’anno in corso) si applica la tariffa precedente agli aumenti: quella cioè in vigore nel 2005. Se il Tar dovesse respingere la pretesa sospensiva dell’Acea, la decisione dei sindaci resterebbe un punto di riferimento, in attesa della decisione di merito, per capire come comportarsi e come riorganizzare i rapporti con l’appaltatore del servizio, soprattutto relativamente alle 4 annualità (2006-2009) in parte già pagate dagli utenti e fatturate con la tariffa maggiorata ed ora annullata. L’Acea dovrebbe insomma metter mano al portafogli e restituire agli utenti le somme in più pagate. Se il Tar, invece, dovesse accogliere la richiesta della Spa e quindi sospendere la decisione dei primi cittadini, è chiaro che anche l’ultima scelta di fissare una tariffa diversa per l’anno in corso verrebbe travolta dal pronunciamento e gli aumenti tornerebbero in vigore pure per l’anno in corso. Fin qui il problema “amministrativo” che si è venuto a creare. Poi, però, in piedi ne resta anche un altro, pure più esplosivo: l’Acea Ato 5 Spa, come già rivelato da queste colonne lo scorso 4 marzo, ha già anticipato l’istanza, in sede di contestazione davanti al Tar, di risarcimento per il danno che subirebbe con la cancellazione degli aumenti tariffari. Per adesso ha quantizzato in 40 milioni tale risarcimento. L’Acea sostiene, infatti, di aver dovuto far fronte a maggiori spese per la gestione del servizio idrico (superiori a 21 milioni di euro e riconosciutele parzialmente anche dall’assemblea dei sindaci che di fatti avevano alla fine accordato l’aumento tariffario) per colpa di ritardi nell’affidamento dei vari acquedotti dai comuni e dell’Ato 5 e per aver riscontrato situazioni differenti nell’assunzione delle reti rispetto a quelle raffigurate nel bando di gara ed in base alle quali aveva formulato l’offerta tariffaria. Di questi maggiori costi, se i giudici li riconosceranno, gli 88 comuni dell’Ato 5 dovranno comunque farsi carico.

