Da La Provincia Quotidiano del 4 marzo 2010
«L’attività amministrativa posta in essere è atta a causare danni ingentissimi alla Società, se non a minarne (definitivamente) la sopravvivenza, ove non venissero chiuse in tempi brevissimi le trattative in corso, per conciliare la vicenda. Vale qui la pena formulare solo una cifra: 40 milioni di Euro,che sono la sopravvenienza passiva che Acea Ato5 si ritroverebbe in bilancio a seguito dell’annullamento della delibera 4/2007». Questo è il monito, rivolto più agli 88 comuni della provincia di Frosinone per cui gestisce il servizio idrico integrato che ai giudici amminitrativi, con cui si concludono le 25 pagine del nuovo ricorso al Tar di Latina che l’Acea Ato5 Spa ha notificato nei giorni scorsi alle parti controinteressate. E c’è anche un piccolo giallo: l’Acea Ato5, infatti, sostiene nel nuovo ricorso che finora nessuno le ha mai notificato ufficilamente la decisione dell’assemblea dei sindaci di annullare gli aumenti delle tariffe idriche, tanto che avanza il ricorso solo sulla scorta di successive comunicazioni intercorse con l’Autorità d’Ambito e di notizie di stampa, riservandosi di depositare ulteriori argomentazioni non appena verrà messa a conoscenza del contenuto degli atti contestati. La segreteria organizzativa dell’Ato5 sosterrebbe invece – il condizionale è d’obbligo – di aver per tempo notificato la delibera all’Acea, ma i sindaci interessati non sono riusciti finora ad averne riscontro materiale. Come già riferito nell’edizione di ieri, la società che gestisce il servizio idrico ha rinnovato con motivi aggiunti il ricorso n.289/2009 già pendente davanti al tribunale amministrativo pontino integrandolo con la richiesta di un indennizzo per 40 milioni di euro. Con il ricorso principale si chiedeva l’annullamento della delibera votata dall’assemblea dei sindaci dell’Ambito territoriale 5 nel gennaio 2007. Con quell’atto si deliberava di adeguarsi alle osservazioni mosse dal Coviri, l’allora Comitato di vigilanza sulle risorse idriche che poi, durante l’emergenza del terremoto de L’Aquila, è stato soppresso e sostituito dalla Coviri, Commissione di vigilanza sulle risorse idriche che fa capo al ministero dell’Ambiente. Il Coviri aveva ritenuto illegittimi gli aumenti della tariffa idrica che nel febbraio 2007 l’assemblea dei sindaci aveva riconosciuto al gestore del servizio (Acea Ato5) per i riscontrati maggiori costi della gestione rispetto a quanto prospetato dal bando di appalto. Il nuovo ricorso di Acea Ato5 contesta, invece e tra l’altro, l’ultima deliberazione dell’assemblea dei primi cittadini che lo scorso dicembre è tornata sull’argomento ed ha deciso di annullare il riconoscimento dei maggiori costi (valutati in via transattiva di 10.700.000 euro) ed anche la nuova e più onerosa tariffa reale media che ne era seguita (1,20 euro per mc d’acqua). Davanti ai giudici amministrativi l’Acea sostiene anche la illegittimità della stessa deliberazione del Coviri chiedendone l’annullamento assieme a tutti gli altri atti presuposti e conseguenti che hanno condotto alla situazione attuale. Il nuovo ricorso è stato redatto dal quotato studio legale romano “Mariani, Menaldi & Associati” tra i più esperti nella materia degli appalti e dei servizi pubblici. Nell’atto i legali dell’Acea Ato5 ricostruiscono tutti i passaggi che hanno portato nel 2007 al riconoscimento da parte dell’Ato5 (cioè dei rappresentanti dei comuni) dei maggiori oneri sostenuti dalla società e del necessario piano per normalizzare l’appalto. E quindi discutono della legittimità delle ultime deliberazioni che provano ad annullare quei provvedimenti, sottolineando come le stesse non siano al momento ancora mai state notificate all’Acea Ato 5. La questione si incentra, infine, sul danno che la società riceverebbe dall’annullamento degli atti che, di fatto, le hanno già riconosciuto di aver affrontato maggiori oneri nel fornire il servizio negli anni fino al 2006 e che ne pianificavano la soddisfazione, arrivando oggi a chiedere – per il momento e salvo ulteriori valutazioni – un risarcimento da 40.000.000 di euro agli enti coinvolti. Una cifra, qualora i giudici dessero ragione all’Acea, che peserebbe per circa 100 euro per ogni abitante della provincia.
San Donato V.C. unico comune citato come controparte
Come prevede la procedura in questi casi, il ricorso dell’Acea Ato5 è stato notificato anche ad uno dei soggetti cosiddetti “controinteressati”. La scelta dei legali della società è caduto sul piccolo comune di San Donato Val di Comino, che ora è tenuto – anche per evitare responsabilità contabili future – a costituirsi davanti al Tar ed a difendersi dalle pretese risarcitorie della società. La patata bollente, insomma, è finita in mano al primo cittadino sandonatese Antonello Antonellis, anche gli altri comuni potrebbero intervenire “ad opponendum” accanto al municipio della Valcomino. «Non ho ancora dato incarico ad un avvocato di difenderci – ci ha detto ieri il sindaco Antonellis – ma dovrò farlo al più presto vista la situazione. Però non posso non sottolineare la posizione paradossale in cui si trova il mio comune ed in cui mi trovo io sindaco, che ho sempre detto durante le varie assemblee con i colleghi primi cittadini di fare attenzione a cosa si deliberava proprio perché rischiavamo di dover far fronte, poi, a richieste di danni. Io – dice Antonellis – ho sostenuto e votato il “lodo” Scalia che proponeva una differente e ben calibrata soluzione al problema, l’assemblea ha deciso di bocciare quell’articolata proposta votandone un’altra improvvisata e lacunosa. Oggi mi ritrovo a dover difendere con le risorse del mio comune una decisione che non ho condiviso e che già temevo potesse esserci di danno». Il sindaco pone anche un altro quesito: «Nel ricorso si fa riferimento a trattative in corso per definire la questione e si auspica che possano essere anche chiuse a breve per evitare ogni ipotesi di danno all’Acea. Ecco: mi piacerebbe sapere chi le sta conducendo e per conto di chi, visto che noi sindaci non ne sappiamo nulla. E mi piacerebbe anche sapere chi sta tutelando, in questa fase, gli interessi dei comuni e dei cittadini». Il primo cittadino non commenta, però, la scelta di chiamare in causa proprio il suo comune ma va anche detto che proprio a San Donato hanno fatto base i primi comitati contro la gestione Acea. «Spero finisca bene – conclude Antonellis – certo se per assurdo Acea si vedrà riconosciuti i 40.000.000 d’euro, potrebbero pignorarci l’intero palazzo comunale che neanche li vale».
