Da La Provincia Quotidiano del 3 marzo 2010
Quaranta milioni di euro. A tanto, secondo l’Acea Ato5 Spa, ammonterebbero i danni causatile dalle deliberazioni con cui la conferenza dei sindaci della provincia di Frosinone ha deciso di annullare gli aumenti retroattivi delle tariffe idriche deliberati nel febbraio 2007. Il dato emerge dai motivi aggiuntivi che la società gestrice del servizio idrico in provincia di Frosinone ha notificato nei giorni scorsi alle controparti interessate dal ricorso al Tar che la stessa Acea Ato5 ha promosso nell’aprile 2009 per contestare un primo provvedimento con cui i sindaci avevano di fatto rimesso in dubbio la liceità delle riviste tariffe idriche. Con i motivi aggiunti, l’Acea contesta anche l’ultimo atto della Conferenza dei sindaci con cui, a dicembre 2009, è stata annullata la delibera degli aumenti e rimesse le mosse successive alla consulta dei sindaci. Nello stesso documento l’azienda quantifica in 40 milioni di euro i danni che verrebbe a subire. Nel procedimento amministrativo l’Acea Ato5, oltre che all’A.Ato5 (l’autorità d’ambito) di cui si contestano le delibere, ha coinvolto anche il comune di San Donato Val di Comino quale cotrointeressato (come prevede la legge), con il risultato che però tocca ora al piccolo comune valligiano costituirsi in giudizio e difendersi dalle richiesta del gestore. Proprio San Donato che è stato tra i comuni maggiormente accusati, invece, di condividere e sostenere le posizioni dell’Acea. Il provvedimento con il quale si era dato il via libera agli aumenti retroattivi delle tariffe idriche era stata una scelta in cui – nel 2007 – la conferenza dei sindaci si era risoluta riconoscendo alla società appaltatrice del servizio idrico integrato in Ciociaria, costi maggiori che non erano stati precedentemente preventivati al momento dell’appalto. Contro quella decisione è stata, poi, condotta una battaglia da parte di diverse associazioni e comitati di cittadini con il risultato che anche la Coviri (cioè la Commissione nazionale di vigilanza sulle risorse idriche, organo del Ministero dell’Ambiente) le aveva ritenute non ammissibili. A gennaio 2009, la conferenza dei sindaci era tornata una prima volta sui suoi passi: aveva bocciato l’articolata proposta dell’allora presidente Francesco Scalia (che cercava di dettare un dietrofront pur tenendo presente i diritti maturati da Acea) ma aveva approvato quella molto più spiccia dei socialisti che, in sintesi, chiedeva di adeguarsi alla delibera del Coviri. Per capire come fare ad adeguarsi, i sindaci sono tornati a riunirsi lo scorso 21 dicembre, dopo che le elezioni amministrative di primavera avevano portato alla guida della provincia Antonello Iannarilli ed il Centrodestra. A dicembre, allora, i primi cittadini hanno deciso di annullare la delibera degli aumenti e di attendere dalla consulta dei sindaci le proposte risolutive per regolare i rapporti con Acea Ato5, non ultima l’eventualità di una rescissione contrattuale. La consulta, però, non ancora rinominata dopo le provinciali, non ha mai affrontato il caso anche perché, l’ultimo tentativo di eleggerla è andato a vuoto lunedì scorso – come riferito nell’edizione di ieri – dopo la defezione, al momento del voto, di numerosi sindaci.