Da La Provincia Quotidiano del 3 settembre 2010
«Una volta al Governo non bisogna far finta di risolvere i problemi della gente per poi far rimanere le cose invariate!». Mauro Tomaselli, esponente del Pdl, rilancia la sua battaglia per far tornare la caccia “libera” «come era prima». E per “prima” intende proprio il vecchio regio decreto di epoca fascista…
«I cittadini hanno votato per cambiare e invece si sono ritrovati allo stesso punto di partenza» aggiunge dopo le polemiche di questi giorni sul nuovo calendario venatorio, giudicato dalle doppiette troppo “corto”. Ma la vis polemica è soprattutto contro la sinistra rea, secondo Tomaselli, di aver varato la legge sulla caccia n. 157 del 1992. Da qualche anno, infatti, l’esponente politico sta portando avanti una battaglia per accertare la regolarità delle numerose aziende faunistico venatorie istituite in Ciociaria.
«Ai dirigenti dell’Atc chiedo se le aziende faunistico venatorie rispondono ai criteri di regolarità – dice Tomaselli -, in quanto l’art.10 della Legge 157/92 sancisce che all’interno delle aziende la caccia non è una regola ma un’eccezione e che esse servono soltanto al ripristino ambientale delle varie specie di selvaggina e non l’ordinario esercizio venatorio come a me pare oggi invece succeda…». E quindi, il nostro chiede «dove sono gli atti di controllo esercitati nelle aziende da parte delle autorità preposte che ho più volte richiesto all’assessore provinciale al ramo senza risposta?». Per Tomaselli le aziende irregolari vanno chiuse subito e «parlare di riduzione della superficie delle aziende faunistico venatorie dal 12% all’8% su base provinciale è solo perdita di tempo e demagogia, non serve a nulla». Poi pone una serie di questioni: spiegare ai cacciatori perché il ripopolamento avviene con capi di allevamento e non con specie selvatiche; perché il ripopolamento e utilizzo di animali ancora da latte, cinghialetti striati dal peso di 4 Kg; quali siano i costi degli Atc (bilanci resi pubblici), gettone di presenza e stipendi dei presidenti, in quanto sono soldi dei cacciatori, e quanto dei soldi stanziati vengono poi utilizzati effettivamente per la caccia!». Per concludere con una proposta, a suo modo, rivoluzionaria: «La caccia deve tornare libera come era in precedenza dove si pagava la sola tassa governativa e si poteva cacciare su tutto il territorio (di competenza del Governo). Bisogna abolire la legge 157/92 fatta dalla sinistra e ripristinare il testo unico 1039 di epoca fascista (con piccole modifiche). Caccia controllata tre giorni a settimana (giorni fissi), con la gestione alle Province come era prima. La caccia ha bisogno di piccole regole non di trattati di burocrazia e baracconi vari». Per qualcuno ipotesi deliranti, ma per molti cacciatori la giusta via da seguire.